UNA GIORNATA INDIMENTICABILE: UNA CELEBRAZIONE DI CRESCITA

Nel nostro viaggio cronologico attraverso gli scritti di Sant’Eugenio, avevamo raggiunto il 1 novembre 1818, il giorno in cui i Missionari di Provenza fecero i voti in conformità con la loro nuova Regola di Vita. In seguito, per molte settimane, abbiamo esplorato alcuni dei principali contenuti di questa Regola di base. Ora riprendiamo la storia da quel giorno e seguiamo le attività “quotidiane” dei Missionari: la predicazione delle missioni, la crescita costante della Congregazione della Gioventù, la missione permanente e quotidiana nella Chiesa della Missione di Aix, e i preparativi all’apertura attraverso la nascita della comunità al Santuario di Notre Dame du Laus.

Tre “segnali di crescita” in questa giornata:

L’1 novembre i Missionari fecero la loro oblazione. Fu una celebrazione della vita e di una nuova direzione per questa Società che aveva 3 anni.

Arriva il giorno di Tutti i Santi : coloro che compongono il Capitolo sono svegli dalle tre del mattino. Prima delle quattro sono tutti in Chiesa prosternati davanti all’altare preparandosi al più bello, al più consolante, di tutti i sacrifici.

Memorie di Suzanne e Moreau citate da Rambert, I, 290-291.

Lo stesso giorno, la Festa di Ognissanti, si incontrò la Congregazione della Gioventù ed Eugenio osservava:

Marcou, zelatore della terza sezione è entrato nello stato ecclesiastico; perciò Leblanc è stato nominato per sostituirlo. Comincerà il suo ufficio oggi stesso con quello zelo e quella pietà che lo distinguono da molto tempo nell’Associazione di cui è uno dei membri più esemplari.

Diario della Congregazione della Gioventù, 1 novembre 1818, E.O. XVI

Significativo, perchè Jacques Marcou, all’età di 14 anni, era stato uno dei membri fondatori della Congregazione della Gioventù di Eugenio nel 1813. Cinque anni dopo, la Congregazione lo aveva aiutato a discernere la propria vocazione ed egli andò al seminario minore prima di cominciare la sua formazione come Missionario. Leblanc, invece, avrebbe servito la Chiesa come sacerdote diocesano.

Questo, inoltre, era il giorno in cui i Missionari fecero gli ultimi preparativi e poi partirono per un’impegnativa e importante missione parrocchiale nella più grande città di Barjols.

Una giornata memorabile – una celebrazione di crescita…

 

“Sviluppa un’attitudine alla gratitudine, e ringrazia per tutto quello che ti accade, sapendo che ogni passo in avanti è un passo verso il raggiungimento di qualcosa di migliore e di più grande rispetto alla tua situazione attuale”.        Brian Tracy

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GLI ATTEGGIAMENTI DELL’“ESSERE”: LE QUALITÀ NECESSARIE PER ESSERE

Offerte di lavoro! Concludo queste riflessioni sulla Regola del 1818 con l’immagine che Eugenio dà delle qualità richieste in un possibile candidato ai Missionari.

Chi vorrà essere dei nostri dovrà avere il desiderio della propria perfezione,
un grande amore per Gesù Cristo e la sua Chiesa
un grande zelo per la salvezza delle anime.
Dovrà liberare il cuore
da ogni affetto sregolato alle cose della terra
e dall’attaccamento smodato ai genitori e al paese natio.
Dovrà volere servire la Chiesa sia nelle Missioni
sia negli altri ministeri della Società.
Dovrà avere la volontà di perseverare fino alla morte nella fedeltà e nell’obbedienza alle Regole del nostro Istituto

Règle de 1818, Chapitre deuxième, § 1 Des qualités requises pour être reçus, Missions, 78 (1951) p.85

Vedremo come la successiva versione di Eugenio di questa già impegnativa descrizione sarebbe diventata una proposta molto più infervorata.

 

“Un uomo di personalità può formulare degli ideali, ma solo un uomo di carattere può raggiungerli.”      Herbert Read

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GLI ATTEGGIAMENTI DELL’“ESSERE”: SPLENDIDE PIUME NON FANNO SPLENDIDI UCCELLI

Si dice che “l’abito non fa il Monaco”, ma ciò che Eugenio vuole dire in questo articolo della Regola è che la nostra apparenza esteriore può essere un indicatore di un atteggiamento interiore:

Non sarà mai permesso al missionario di arricciarsi i capelli, di portare borchie alle scarpe nè anelli al dito. In lui e su di lui, tutto sarà della più grande semplicità.

Regola del 1818, Seconda parte, Capitolo primo, Altre principali osservanze

Ricordo che anni fa gli Oblati di altri tempi esprimevano sempre il loro divertimento riguardo la proibizione di avere borchie sulle scarpe (si riferisce alle borchie argentate di ornamento indossate nel 19° secolo dal clero facoltoso), così è per sorridere che oggi ho inserito questa frase. La moda è cambiata in 200 anni, ma il cuore di questa regola è ancora importante.

Ciò che sento che Eugenio ci sta dicendo è: non imitate alcune delle ostentazioni dei preti di oggi, che si concentrano più sull’apparenza e stanno al passo con la moda più che preoccuparsi della loro interiorità e della qualità della loro vita e del loro messaggio. “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”. (Mt 6,33)

La Regola Oblata oggi esprime lo stesso principio:

Evitano perciò ogni lusso, ogni guadagno eccessivo e ogni accumulo di beni. Sottomessi alla legge comune del lavoro e contribuendo, ognuno secondo le sue capacità, al sostentamento e all’apostolato della propria comunità, accettano con gioia di non avere a loro disposizione le comodità che potrebbero desiderare.

CC&RR, Costituzione 21

 

“Crescendo, mi sono reso conto che era molto meglio insistere sulle forme genuine della natura, per semplicità è il più grande ornamento di arte.”   Albrecht Durer

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GLI ATTEGGIAMENTI DELL’“ESSERE”: DIVENTARE IL SIMBOLO

La croce di Gesù è al centro della nostra missione…

Questo è il punto centrale dello spirito di Eugenio, consegnato alla famiglia Mazenodiana oggi.

Attraverso lo sguardo del Salvatore crocifisso vediamo il mondo riscattato dal suo sangue, nel desiderio che gli uomini, nei quali continua la sua passione, conoscano anche la potenza della sua risurrezione (cf. Fil 3,10).

CC&RR, Costituzione 4

Per questo motivo Eugenio voleva che il Missionario avesse una speciale venerazione per il simbolo della Croce, e che mai si allontanasse da lui.

Metteranno, spesso, gli occhi e le mani su questa croce e dirigeranno verso di lei frequenti aspirazioni.
La baceranno la mattina mettendola al collo, la sera mettendola vicino al capezzale del loro letto, immediatamente prima di indossare gli abiti sacerdotali e subito dopo averli tolti, e tutte le volte che penseranno bene di farla baciare a qualcuno.

Regola del 1818, Seconda parte, Capitolo primo, Altre principali osservanze

Scrivendo al suo amico Forbin Janson, Eugenio diceva:

Non potete immaginare l’effetto che produce e quanto sia utile. La gente abituata alla veste ecclesiastica non la nota molto; ma il crocifisso li impressiona. Quanti ne ho visti di libertini che nel guardarlo non potevano far a meno di levarsi il cappello! …Nel confessionale è utile perché, nel giorno dell’assoluzione, posto nelle mani del penitente l’aiuta a sentire il dolore dei suoi peccati, a detestarli, a piangerli addirittura.

Lettera a Forbin Janson, 9 ottobre 1816, E.O. VI n. 14

 

“Tutto ciò che passa è elevato alla dignità di espressione, tutto ciò che accade è elevato alla dignità di significato. Tutto è simbolo o parabola.”       Paul Claudel

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GLI ATTEGGIAMENTI DELL’“ESSERE”: L’UNICA CREDENZIALE POSSIBILE

Quando un ambasciatore va in un nuovo Stato a rappresentare la propria Nazione, egli presenta le proprie “credenziali” al presidente o al monarca del nuovo Paese in cui si trova. Per Eugenio la Croce è la “credenziale” che mostra che è Dio che invia il Missionario ad essere cooperatore del Salvatore tra le persone per le quali è mandato.

Questo crocifisso sarà come il certificato della loro ambasciata nei diversi paesi in cui saranno mandati.

La “credenziale” è un segno per gli altri, e ricorda al Missionario stesso la sua condizione di “inviato” continuamente dal Salvatore:

Non servirà solo a conciliare loro il rispetto di coloro che devono evangelizzare, ma sarò, per loro stessi, un continuo monito che ricorderà loro l’umiltà, la pazienza, la carità, la modestia e tutte le altre virtù con cui devono esercitare il loro santissimo e sublime ministero.

Regola del 1818, Seconda parte, Capitolo primo, Altre principali osservanze.

Oggi, dopo un periodo di intensa formazione, il nuovo Oblato riceve le sue “credenziali” per prendere parte alla Croce di Gesù, le cui promesse sono la sua speranza.

Il periodo del noviziato termina con l’impegno nella Congregazione, atto libero e pieno di fede. Dopo aver fatto l’esperienza dell’amore del Padre in Gesù, il novizio consacra la sua vita a render visibile questo amore; egli affida la propria fedeltà a Cristo di cui condivide la croce, nella speranza delle sue promesse.

CC&RR, Costituzione 59

 

“Un testimone, nel senso in cui io sto usando questa parola, è un uomo la cui vita e fede sono così legate che quando arriva un cambiamento che fa venir fuori e testare la sua fede, egli agisce trascurando tutti i rischi, accettando tutte le conseguenze.”      Whittaker Chambers

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GLI ATTEGGIAMENTI DELL’“ESSERE”: IL SIMBOLO CHE TRASFORMA

Posso mai dimenticare le lacrime amare che la visione della croce fece scorrere dai miei occhi un venerdì santo!

Lacrime di dolore perché:

Ho cercato la felicità lontano da Dio e disgraziatamente per troppo tempo.

Lacrime che si trasformano in espressione di pace e gioia non appena Eugenio realizza quanto sia grande l’amore di Dio per lui:

Fortunato, mille volte fortunato se questo Padre buono, nonostante la mia indegnità, ha voluto effondere su di me le ricchezze della sua misericordia!

Note di ritiro, dicembre 1814, E.O. XV n.130

Con questa esperienza dell’amore di Dio per lui sulla Croce, la vita di Eugenio è stata trasformata. Il simbolo della Croce diventa il mezzo attraverso cui Gesù Cristo invita a dare “tutto per Dio” e chiama altri a questo stesso amore. La Croce era invito all’oblazione e segno di oblazione.

Di conseguenza, l’unico segno distintivo possibile per il Missionario era la Croce:

Come segno distintivo avranno solo quello proprio del loro ministero, cioè un crocifisso che porteranno sempre, al collo, che pende sul petto, fissato alla cintura e col cordone a cui sarà attaccato.

Regola del 1818, Seconda parte, Capitolo primo, Altre principali osservanze

Oggi, “il loro segno distintivo è la croce oblata” (C64) perché era l’unico segno distintivo possibile secondo Eugenio:

La croce Oblata, ricevuta nel giorno della professione perpetua, ci ricorderà costantemente l’amore del Salvatore, che desidera attirare a sé tutti gli uomini e ci invia come suoi cooperatori.

CC&RR, Costituzione 63

È bellissimo vedere persone che sentono la chiamata a condividere la visione e la missione di Eugenio come laici, religiosi o preti. È la Croce Oblata che diventa simbolo di unione e trasformazione della loro ricerca.

 

“Porta la Croce con gioia ed essa porterà te.”       Thomas Kempis

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GLI ATTEGGIAMENTI DELL’“ESSERE”: LASCIARSI INTERPELLARE DALLA STORIA

L’autrice Margaret Mahy parla della necessità di ritirarsi dall’attività quotidiana “così che la vita della storia mi possa interpellare”. E continua: “Questo avviene perché uno scrittore spesso ha bisogno di spazio e tempo, così da abbandonare la vita ordinaria e ‘vivere’ con i personaggi”.

Parafrasando, questo mi aiuta a capire la sezione della Regola del 1818 che parla dei ritiri. Tempi di ritiro erano necessari per i Missionari “affinché potessero abbandonare la vita quotidiana e “vivere” con il Salvatore”.

Ogni anno, ciascuno farà dieci giorni di ritiro in perfetta solitudine e in rigoroso silenzio e si farà, allo stesso modo, ogni mese, un giorno di ritiro. § 5

Regola del 1818, Seconda parte, Capitolo primo, La preghiera e gli esercizi di pietà

 Oggi la nostra Regola di Vita ci dice che:

Per essere sempre più pronti a servire Dio nel suo popolo, dedicheranno, ogni mese e ogni anno, dei tempi forti alla preghiera personale e comunitaria, alla riflessione e al rinnovamento.

Il ritiro annuale, della durata ordinaria di una settimana, potrà utilmente essere preceduto o seguito da riunioni fraterne e da scambi sulle esperienze apostoliche.

CC&RR, Costituzione 35

Non è una pigra evasione dalla realtà e stare con le mani in mano, ma una necessità per il Missionario, che spende la sua vita donando agli altri. Egli deve lasciarsi “interpellare dalla storia” ancora una volta e avere una visione rinnovata da condividere con nuove energie e un nuovo entusiasmo.

Ed egli disse loro: «Venitevene ora in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco». Difatti, era tanta la gente che andava e veniva, che essi non avevano neppure il tempo di mangiare.                    Marco 6:31

 

“Ci sono certamente volte in cui la mia vita quotidiana sembra ritirarsi così che la vita della storia mi possa interpellare. Questo avviene perché uno scrittore spesso ha bisogno di spazio e tempo, così da abbandonare la vita ordinaria e ‘vivere’ con i personaggi”.    Margaret Mahy

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GLI ATTEGGIAMENTI DELL’“ESSERE”: PREGARE RILEGGENDO LA GIORNATA

Tutti faranno, due volte al giorno, l’esame di coscienza in comune, cioè il mattino, prima del pranzo, e la sera prima di andare a letto.

Regola del 1818, Parte Seconda, Capitolo Due § 1 Il silenzio e il raccoglimento

Questa pratica non era solo un ripensare al peccato, era anche un crescere più vicino ai valori e all’esempio di Gesù Cristo. Si riferiva alla visione interiore e al modo in cui focalizzare la propria persona.

La riflessione di mezzogiorno era quella che è comunemente conosciuta nella spiritualità come “esame di coscienza”. Il Missionario doveva fermarsi e riguardare alle precedenti 24 ore. Doveva fare il punto della situazione e vedere cosa era accaduto nella sua relazione con Dio, gli altri e se stesso. Egli era invitato a focalizzarsi su una virtù evangelica e vedere come era riuscito a viverla e quale era il richiamo per lui.

La sera, invece, era un esame di coscienza della giornata. Questo momento doveva incentrarsi sulle debolezze e fallimenti. Mentre chiedeva perdono per i peccati commessi, egli aveva anche l’opportunità di rinnovare la propria visione interiore che era diventata sfocata arrendendosi alle pretese del proprio ego.

Il gesuita Dennis Hamm descrive questo tipo di riflessione come “pregare rileggendo la giornata”.

Oggi la chiamata di Eugenio all’autocoscienza continua ad essere ascoltata nella nostra Regola di Vita:

L’esame di coscienza è per essi un’occasione privilegiata per riconoscere gli inviti e la presenza del Signore durante la giornata e per interrogarsi sulla fedeltà della loro risposta.

Mandati ad annunciare al mondo la gioia del perdono di Dio e coscienti della loro condizione di peccatori, ricorrono essi stessi con frequenza al sacramento della Riconciliazione.

CC&RR, Costituzione 33

 

“Ecco, il regno di Dio è dentro di voi.”   (Lc 17, 21)

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GLI ATTEGGIAMENTI DELL’“ESSERE”: CONTEMPLARE IL MISTERO CON MARIA

“Maria custodiva tutte queste parole, meditandole nel suo cuore.” (Lc 2,19)

Era lo stile dell’intenso rapporto di Maria con Gesù e la sua contemplazione delle “virtù ed esempi” di suo figlio, che avrebbero dovuto essere il modello per i Missionari:

… la Santa Vergine per la quale faranno professione di avere una devozione speciale e una grande tenerezza.

Regola del 1818, Parte Seconda, Capitolo Due § 1 Il silenzio e il raccoglimento

Oggi:

In unione con Maria Immacolata, serva fedele del Signore, sotto la guida dello Spirito, approfondiranno la loro intimità con Cristo. Con lei contempleranno i misteri del Verbo incarnato, specialmente nella preghiera del Rosario.

CC&RR, Costituzione 36

 

“Quando ascoltiamo letture spirituali durante i pasti, quando recitiamo il rosario la sera, quando partecipiamo a gruppi di studio, forum, quando usciamo a distribuire libri agli incontri, o li vendiamo agli angoli delle strade, Cristo è lì con noi.”       Dorothy Day

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GLI ATTEGGIAMENTI DELL’“ESSERE”: COME MARIA

L’incontro di Maria con il progetto d’amore di Dio per lei ha cambiato la sua vita – proprio così come aveva fatto l’incontro di Eugenio con l’amore di Dio. Il Vangelo di Luca racconta la reazione di Maria alle azioni e parole di suo figlio: “Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore..” (Lc 2,51).

In modo simile Eugenio considerava le “virtù e gli esempi” di Gesù Cristo e li custodiva nel suo cuore, e in questo modo la sua “visione interiore” sarebbe stata una sorgente di senso e di trasformazione per se stesso e per gli altri.

Allo stesso modo, nella giornata, si farà … la visita … alla Santa Vergine per la quale faranno professione di avere una devozione speciale e una grande tenerezza.

Regola del 1818, Parte Seconda, Capitolo Due § 1 Il silenzio e il raccoglimento

Oggi Maria continua ad essere questo modello missionario:

Avranno Maria sempre per Madre. Vivranno le sofferenze e le gioie della missione in grande intimità con lei, Madre di misericordia. Dovunque il loro ministero li porterà.

CC&RR, Costituzione 10

Caryll Houselander comprendeva questo spirito quando si riferiva a Maria come il “Flauto di Dio” attraverso il quale la musica dell’Incarnazione si concretizzava. Lei scriveva:

“È il vuoto come la cavità del flauto…che può avere solo un destino; ricevere il soffio del pifferaio ed emettere la canzone che è nel cuore.”

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