VOTI: SPINTI, COME I PRIMI CRISTIANI, A CONDIVIDERE TUTTO

Il modello di come “ESSERE” era quello di Gesù e degli apostoli, che poi si è evoluto nella prima comunità cristiana. Sullo spirito di povertà Eugenio scrisse:

I primi cristiani furono fedeli nel seguire questo consiglio alla lettera. Avevano ancora presente l’esempio dato loro dal divino Maestro …
Queste ragioni sono più che sufficienti
perché nel nostro Istituto,
che vuoi farci camminare sulle orme
dei primi cristiani, ci decidiamo a far nostro
questo punto essenziale
della vita perfetta e religiosa.

Di conseguenza,

Tutto sarà in comune nella Società e nessuno avrà niente proprio.

Troviamo la dimostrazione di quanto Eugenio sia impregnato dal modello apostolico quando scrive:

L’entrata di ogni casa non potrà andare oltre i seimila franchi, entrata sufficiente per il mantenimento di dodici preti e di sette fratelli conversi che, al massimo, potranno abitare in una casa.

Regola del 1818, Seconda parte, Capitolo primo, § 1. Lo spirito di povertà

Si riferisce simbolicamente ai 12 apostoli e ai 7 diaconi del Nuovo Testamento. È interessante notare che questa è la prima volta nelle Regole in cui si parla dei Fratelli Missionari. Verranno istituiti qualche anno più tardi la stesura di questo testo.

Oggi,

Animati dallo spirito che spingeva i primi cristiani a condividere ogni cosa, gli Oblati mettono tutto in comune. Essi scelgono uno stile di vita semplice e ritengono essenziale, per il loro Istituto, dare una testimonianza collettiva di distacco evangelico.

CC&RR, Costituzione 21

 

“Chi vuol essere sereno e puro ha bisogno di una sola cosa, distacco.”     Meister Eckhart

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VOTI: IL TUO ATTEGGIAMENTO DOVREBBE ESSERE LO STESSO DI QUELLO DI GESÙ CRISTO

Il modello di Eugenio per vivere lo spirito di povertà era quello che aveva imparato dai primi Cristiani:

I primi cristiani furono fedeli
nel seguire questo consiglio alla lettera.
Avevano ancora presente l’esempio
dato loro dal divino Maestro,

Era vivere l’oblazione “imitando le virtù e gli esempi di Gesù Cristo”:

che volle nascere in una stalla
e morire su una croce, dopo esser vissuto
nello spogliamente totale
senza avere neppure una moneta
per pagare il tributo a Cesare
e nemmeno un luogo dove posare il capo.

Règle de 1818, Deuxième partie, Chapitre premier, § 1. De l’ésprit de pauvreté.

Lo spirito di povertà è lo spirito di semplicità, lo spirito di non confondere le nostre vite aggrappandole ad averi inutili, ambizioni e occupazioni. Lo spirito di povertà ci mette alla prova per liberarci di tutto quello che nella nostra vita è un ostacolo all’accoglienza di Dio e degli altri – come ad esempio il nostro enorme ego.

Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli altri. 
Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù, 
il quale, essendo in forma di Dio, non considerò qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente l’essere uguale a Dio, 
ma svuotò se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini; 
e, trovato nell’esteriore simile ad un uomo, abbassò se stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce.

 Filippesi 2:4-8

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VOTI: IL MODO DI “ESSERE” PER “FARE”

Fino ad ora la nostra spiegazione delle Regole del 1818 si è concentrata sulla prima parte, che riguardava il “perché” dei Missionari. Abbiamo visto come in questa sezione Eugenio spiega la loro missione e il loro ministero in dettaglio. La prossima sezione, intitolata “Gli obblighi specifici dei Missionari” potrebbe essere sintetizzata con la domanda del “come ESSERE” per “FARE”.

Nel 1818 veniva introdotto l’obbligo della vita religiosa attraverso la professione di tre voti: castità, obbedienza e perseveranza. Il voto di povertà sarà introdotto solo qualche anno più tardi; tuttavia, Eugenio iniziò la sezione riguardante i voti con una presentazione dello “Spirito di povertà”.

La povertà volontaria ì considerata, da tutti i fondatori di ordini religiosi, come il fondamento e la base di ogni perfezione, come l’inespugnabile muro di difesa della religione, come la virtù che ci dispone meglio ad acquisirne altre e a operare il bene.

Regola del 1818, Seconda parte, Obblighi particolari dei missionari Capitolo primo § 1.Lo spirito di povertà. Missions, 78 (1951) p. 44

Per apprezzare l’insistenza di Eugenio dobbiamo tornare indietro alla sua conversione. Sperimentando l’amore di Dio, la sola risposta possibile per lui era l’oblazione: vivere “tutto per Dio”. Lo spirito di povertà era lo svuotarsi di se stesso per “ESSERE” pienamente strumento/cooperatore del Salvatore. Nessuna mezza misura per lui!

Tutti quelli che erano chiamati a seguire l’ideale di Eugenio erano chiamati a fare lo stesso. Oggi questo spirito continua a essere espresso nelle nostre Regole di Vita:

Come esige la loro missione, gli oblati vogliono seguire in modo radicale l’esempio di Gesù che è stato casto e povero, ed ha redento il mondo con l’obbedienza. Per un dono del Padre, abbracciano perciò la via dei consigli evangelici.

CC&RR, Costituzione 12

 

“Ho solo tre cose da insegnare: semplicità, pazienza, compassione. Queste tre sono i tuoi tesori più grandi”.   Lao Tzu

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IL MISSIONARIO È SEMPRE UNO STRUMENTO PER CONDURRE GLI ALTRI A SPERIMENTARE DIO

Ed egli disse loro: «Venitevene ora in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco».    Marco 6:31

Gli apostoli erano chiamati a stare con Gesù (Marco 3:14), lo stesso era per la comunità apostolica dei Missionari. Avevano la missione di aiutarsi a “essere” per “fare”. Nell’organizzazione dei ritiri venivano privilegiati questo genere di momenti:

… e, almeno una volta all’anno, si darà un ritiro spirituale che servirà come preparazione per qualche festa principale.
Se la cosa è fattibile, si daranno anche vari ritiri particolari, all’interno della casa, agli ecclesiastici o laici che verranno a ritirarvisi per dedicarsi, con più raccoglimento, al grande affare della loro salvezza.

Regola del 1818, Capitolo 3 § 7. Esercizi pubblici nella Chiesa

Oggi questo aspetto è presente in molte parti del mondo Oblato: tanti sono coinvolti nel ministero dell’animazione dei ritiri e anche nel far parte di comunità che gestiscono case per ritiri. Questo ministero dell’aiutare gli altri a “essere” per “fare” è uno dei modi più antichi di condividere il tesoro che abbiamo ricevuto quotidianamente come religiosi missionari:

Nella Preghiera silenziosa e prolungata di ogni giorno, si lasciano plasmare dal Signore e trovano in lui l’ispirazione per il loro comportamento. Secondo la loro tradizione, consacrano un’ora al giorno all’orazione e vivono insieme una parte di questo tempo alla presenza del SS. Sacramento.

CC&RR, Costituzione 33

 

Il Paradiso significa essere uno con Dio.        Confucio

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I MISSIONARI NON SMETTONO MAI DI ESSERE INSEGNANTI

Come Gesù fu sbarcato, vide una gran folla e ne ebbe compassione, perché erano come pecore che non hanno pastore; e si mise a insegnare loro molte cose.   Marco 6:34

Imitare le “virtù e gli esempi di Gesù Cristo” condusse Eugenio a occuparsi nelle Regole del 1818 dell’ultimo ambito delle missioni: la missione delle case dove la comunità dei Missionari viveva. Ognuna di queste comunità aveva una chiesa aperta al pubblico. I Missionari fuori e in casa, avrebbero usato le loro chiese come un centro di missione permanente per continuare la loro opera evangelizzatrice.

Infine, per essere utili nei posti in cui ci sono le case dell’Istituto, non solo si confesseranno tutte le persone che si presenteranno, ma si farà anche, mattino e sera, la preghiera in pubblico, preghiera che sarà seguita da una istruzione o meditazione…

La spinta maggiore del loro ministero era istruire le persone che erano state lasciate nell’ignoranza più totale durante gli anni della Rivoluzione. Eugenio adesso continua con l’elenco degli ambiti di istruzione sui quali i Missionari si sarebbero dovuti concentrare.

Nella quale si insinueranno, insensibilmente, tutti i principi della vita cristiana e della più esatta pietà
per portare le anime all’amore di Dio e di suo Figlio Gesù Cristo,
alla pratica della mortificazione e delle altre virtù,
alla frequenza dei sacramenti,
alla devozione verso la santissima Vergine di cui si celebreranno, fedelmente, tutte le ottave. 
La domenica, oltre gli esercizi che avranno luogo la mattina nella Congregazione della Gioventù Cristiana, la sera si farà una istruzione o catechismo. 

Regola del 1818, Capitolo 3 § 7. Esercizi pubblici nella Chiesa

 

Tutte le maggiori tradizioni religiose portano fondamentalmente lo stesso messaggio, che è amore, compassione e perdono. La cosa importante è che queste tre cose facciano parte della nostra vita di tutti i giorni.     Dalai Lama

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PREGHIERA COMUNITARIA: EVITATE PAROLE AFFRETTATE CHE NON VENGONO DAL CUORE

L’ufficio si reciterà posatamente e con gravità, osservando esattamente tutto e applicandosi a non meritare il rimprovero fatto ai Giudei da Gesù Cristo : che onoravano Dio con la bocca, ma il loro cuore era lontano da Dio.

Regola del 1818, Capitolo 3 § 6. Ufficio divino

 

Ora, nel pregare, non usate inutili ripetizioni come fanno i pagani perché essi pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole.     Matteo 6:7

Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me.    Marco 7:6

 

Nella preghiera è meglio avere un cuore senza parole che delle parole senza cuore.    Mahatma Gandhi

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PREGHIERA COMUNITARIA: IL SEGRETO DEL SUCCESSO MISSIONARIO

Può sorprendere costatare che Eugenio mette come sesto ministero la preghiera comunitaria del breviario:

Tutti i preti, oblati e novizi sono tenuti a recitare l’ufficio divino in comune, secondo il rito di Santa Romana Chiesa, alle ore prescritte dal regolamento.

La cosa sorprendente non è che i Missionari devono pregare regolarmente, ma che la preghiera sia vista come uno dei MINISTERI dei Missionari. In altre parole, il tempo dedicato alla preghiera del breviario è importante come ogni altro ministero.

Aldilà della personale santificazione su cui Eugenio non smette di insistere (il “essere” per il “fare”), la preghiera comunitaria è centrata sull’altro, in quello che è un ministero creato per il bene di tutta la Congregazione e della sua missione.

L’Istituto considera questo esercizio come la fonte di tutte le benedizioni che devono spandersi sull’insieme del santo ministero della nostra società.

Regola del 1818, Capitolo 3 § 6. Ufficio divino

Pregare l’Ufficio Divino, la Liturgia delle Ore è un atto della Chiesa e per il bene di tutta la Chiesa, di cui la comunità dei Missionari è una cellula.

Due chiarimenti sul testo:

  • Uno degli scopi dei Missionari era porre rimedio alla scomparsa degli Ordini, il rimedio era la preghiera dell’Ufficio Divino in vari momenti della giornata – da qui questa insistenza. Con la diffusione geografica degli Oblati e la loro presenza in piccoli o grandi gruppi –lo spirito di questa parte delle Regole era che ognuno di loro avrebbe dovuto mantenere la loro preghiera individuale: pregare il Breviario era un ministero per il bene della missione e dell’intera Congregazione.
  • Eugenio usava la parola “oblati” per denotare tutti coloro i quali avevano professato i loro primi voti e non erano ancora preti (ad esempio gli scolastici e i seminaristi). Questo già otto anni prima che la Congregazione prendesse il nome ufficiale di “Oblati” per tutti i propri membri.

Con la Liturgia delle Ore, preghiera della Chiesa, Sposa di Cristo, essi rendono gloria al Padre per le sue meraviglie e gli domandano di benedire la loro missione. Normalmente, ogni comunità celebra in comune una parte dell’Ufficio divino. Dove è possibile, invita i fedeli ad unirsi a questa preghiera ufficiale della Chiesa.

CC&RR, Costituzione 33

 

“Ogni preghiera vera è una preghiera della Chiesa; con il significato di quella preghiera la Chiesa prega, da ciò viene lo Spirito Santo vivente nella Chiesa, che in ogni anima “prega in noi con lamenti indicibili”               Edith Stein

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SEMPRE VICINI ALLE PERSONE ATTORNO A LORO – SPECIALMENTE NELLA MALATTIA E NELLA MORTE

La chiesa della casa della missione oblata ad Aix non era mai stata una parrocchia. La comunità era giovane, dinamica e ovviamente molte persone venivano coinvolte nei vari servizi – o in chiesa o nei vari ministeri dei Missionari in città. Eugenio sentiva un senso di responsabilità per queste persone, soprattutto in caso di malattie serie e di morte prossima.

Art. 1. Quando le persone, dirette dai missionari, cadranno ammalate, ci si affretterà a disporle per ricevere gli ultimi sacramenti. Non si aspetterà, però, che i benefattori e gli amici della Società siano alla fine della vita per dare loro prove della nostra riconoscenza e del nostro sincero affetto in Gesù Cristo.

I Missionari avevano la responsabilità di pregare con loro e condurli ai sacramenti, ma non solo, dopo continuavano a stare con loro

Si pregherà tutti, i giorni, più volte, per loro ; si offrirà il santo sacrificio ; si darà loro una partecipazione, piena e intera, a tutte le buone opere, preghiere, messe e penitenze della Società ; si farà, insomma, tutto quello che si potrà per aiutarli nei loro bisogni spirituali e anche temporali, se c’è di mezzo la gloria di Dio.

In caso di morte

Dopo che i malati, diretti da qualche membro della Società, avranno ricevuto gli ultimi sacramenti, il loro confessore li visiterà frequentemente, anche tutti i giorni, e parecchie volte al giorno se peggiorano e si avvicina la loro fine.

Regola del 1818, Capitolo 3 § 5. Moribondi

 

“Facciamoci toccare dalla morte, dalla povertà, dalla solitudine e dalle cose sgradite secondo la grazia che abbiamo ricevuto e che non ci fa vergognare o rallentare nel fare un lavoro umile.”         Madre Teresa

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CARCERATI – ABBANDONATI DALLA SOCIETÀ E DALLA CHIESA

Il tema comune che si capisce leggendo la descrizione del ministero dei Missionari era questa regola infallibile:

Non si perderà mai di vista che uno dei fini principali dell’Istituto e aiutare le anime più abbandonate.

Come Eugenio spiega nelle Regole del 1818, il ministero dei Missionari viene applicato in questa quarta categoria: evangelizzare i carcerati:

A questo riguardo, i poveri prigionieri hanno diritti molto validi verso la carità della Società.

La risposta dei Missionari era:

Si cercherà, dunque, di provvedere ai loro bisogni, per quanto le circostanze lo permettano, visitandoli con frequenza e istruendoli sui loro doveri religiosi almeno la domenica, quando ci si potrà introdurre in questi luoghi di prigionia.

Tra queste persone abbandonate, i Missionari si occupavano in particolare dei “più abbandonati” di questo gruppo, quelli condannati a morte – abbandonati e respinti dalla società, e purtroppo anche dalla Chiesa Giansenista. I Missionari volevano seguire l’esempio di Gesù:

Infine, si metteranno in atto tutte le risorse che la carità cristiana può ispirare, per aiutare i condannati a prepararsi bene alla morte.
Li si accompagnerà fino al patibolo da cui i missionari scenderanno solo dopo aver ricevuto l’ultimo respiro dei pazienti che si sono incaricati di difendere, fino a questo limite, da tutti gli assalti del demonio, le angosce della morte e il pericolo della disperazione.

Regola del 1818, Capitolo 3, §4. Prigioni.

[Sul sito puoi trovare più informazioni su questo tema nei post tra il 3 e il 7 ottobre 2010]

 

“Il giusto è vicino al cuore degli uomini, ma il misericordioso è vicino al cuore di Dio.”    Khalil Gibran

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GIOVANI – IL LAVORO DEI LAVORI

Impegnato a predicare il Vangelo ai più abbandonati e a essere il ministro della compassione di Dio nel sacramento della riconciliazione, Eugenio continuò a spiegare il ministero dei Missionari nelle sue Regole di Vita:

3. La direzione della Gioventù
La direzione dei giovani sarà considerata come un dovere essenziale nel nostro Istituto.
Il Superiore Generale metterà specificamente uno o più missionari a fare quest’occupazione.

Cinque anni prima, il direttore spirituale di Eugenio gli aveva insegnato che questo era “il lavoro dei lavori: sforzarsi il più possibile, impiegare tutto il proprio zelo per formarli al meglio” (REY, I, p.151) ed è chiaro che Eugenio aveva imparato bene la lezione quando scrisse:

Egli si farà presentare una relazione sullo stato della Congregazione della Gioventù, che dovrà essere istituita in tutte le nostre case, con la stessa cura che il noviziato.

Règle de 1818, Chapitre 3 § 3. Direction de la jeunesse

Ogni Missionario ha “il dovere di sapere i nomi di ogni membro”. Pensate che quando Eugenio scriva questa nota c’erano circa 300 membri ad Aix, non era certo una cosa facile!

Esorta anche i Missionari più vicini ai giovani a insistere affinché possano avere “contatti più frequenti con le famiglie dei ragazzi”.

Il ministero verso i giovani non era chiaramente qualcosa da aggiungere all’esistenza di altri ministeri se e quando i Missionari avessero avuto tempo. Era un aspetto essenziale della missione di ogni casa.

[La Congregazione dei Giovani è stata trattata in dettaglio nei brani precedenti. Puoi trovarli sul sito, nei post tra l’8 ottobre e il 5 novembre 2010 e dal 28 gennaio al 3 maggio 2012.]

 

“La passione ricostruisce il mondo per la gioventù. Rende tutte le cose vive e significative.”     Ralph Waldo Emerson

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