UNA COMUNITÀ CHE ABBRACCIA LE DEBOLEZZE INDIVIDUALI

Eugenio presenta Bourellier come un uomo senza la capacità accademica di aver affrontato con regolarità gli studi per il sacerdozio. Ancora con la sua sensibilità verso i più abbandonati, Eugenio vide la possibilità che questo giovane potesse funzionare bene con il costante supporto dei Missionari e usare i propri talenti al meglio delle proprie capacità nell’ambito protetto di una comunità.

Quando vi presentai per l’ordinazione a Monsignor l’Arcivescovo, lo misi al corrente della vostra ignoranza totale e dell’impossibilità di farvi sostenere l’esame più facile, in una parola che non soltanto non potevate essere sacerdote fuori di una comunità ma nemmeno studente; tuttavia mi feci garante della vostra virtù, attestai la vostra buona volontà e gli feci sapere che, essendo voi legato per sempre alla nostra Società, avreste trovato in lei gli aiuti indispensabili alla povertà della vostra intelligenza e alla nullità della vostra cultura Questi motivi lo decisero a ordinarvi.

Bourrelier aveva parlato ad Eugenio dell’ipotesi di lasciare i Missionari, e di conseguenza il supporto che la comunità gli dava.

E infatti, fuori della comunità, voi non potreste esercitare nessuna funzione sacerdotale, senza esporvi a commettere una colpa grave.
Pensavo che foste convinto di questo, pensavo che foste compreso della natura dei vostri impegni con la Società, impegni così essenziali da escludere dalla vostra mente qualunque sentimento opposto, qualificabile come peccato gravissimo. Ed ora parlate di separazione, parlate di avversione alla Regola, cioè all’obbedienza che avete professato con voto come avete professato di perseverare (nella Società).

Lettre à Hilarion Bourrelier, 27 août 1821, EO VI n 71

 

“La fratellanza è il reale prezzo e condizione per la sopravvivenza dell’uomo.” Carlos P. Romulo

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RINNOVATEVI AL PIÙ PRESTO NELLO SPIRITO DELLA VOSTRA VOCAZIONE

Hilarion Bourrelier aveva condiviso la propria confusione e angoscia con Eugenio, nei giorni in cui egli si trovava a Laus, e aveva in seguito scritto per esprimergli i suoi dubbi e perplessità. Eugenio rispose:

Mio caro Bourrelier, non potevate farmi piacere più grande di rivolgervi a me per riversare nel mio grembo pene che vi agitano e che vi siete create così fuori luogo. A che scopo tormentarvi come fate per delle inezie? Durante il nostro incontro a N.D. du Laus, non vi avevo sufficientemente rincorato? E come mai dopo le mie spiegazioni avete fatto entrare nel vostro cuore pensieri peccaminosi come quelli di cui mi parlate? Non metto in risalto le frasi della vostra lettera che mi ha fatto versare tante lacrime. Amico mio, ci avete pensato seriamente?

Era stato ordinato sacerdote pochi mesi prima, ed era andato in crisi perché non si sentiva all’altezza di ciò che ci si aspettava da lui. Eugenio gli disse che quelli erano pensieri “criminali” che egli aveva permesso di sopraffarlo.

Può un sacerdote parlare a quel modo? Ma avete una pallida idea di quel che siete diventato con l’ordinazione sacerdotale? Tremo ancora per quello che ho letto, per quello che a sangue freddo avete potuto dire…

L’opinione di Eugenio era che Bourrelier aveva permesso a se stesso di cedere alla tentazione e il solo modo di resistere era ricordarsi dello spirito e dell’importanza della sua vocazione come Cristiano, religioso e sacerdote.

Amico mio, caro amico mio, come avete potuto lasciarvi sedurre dal demonio fino a questo punto? Purtroppo, devo affrettarmi a rivolgere a voi le stesse parole che nell’Apocalisse sono rivolte a un vescovo che non faceva il suo dovere: vedete quanto la vostra caduta è grave e fate penitenza. Sì, mio caro, fate penitenza perché avete commesso un grosso peccato. Rinnovatevi al più presto nello spirito della vostra vocazione.

Lettre à Hilarion Bourrelier, 27 août 1821, EO VI n 71

La nostra situazione è differente ma, come spesso accade, permettiamo a noi stessi di perdere di vista l’obiettivo della nostra vita e di essere schiacciati da situazioni negative e dubbi che ci travolgono e minacciano di sopraffarci! Il consiglio di Eugenio è ancora valido oggi: fare penitenza, eliminare la sorgente di ciò che ci distrae e ci porta in confusione. Quanta vita ci dona la dignità che abbiamo ricevuto attraverso il nostro battesimo e l’appartenenza al Popolo di Dio e lo stato di vita che siamo chiamati a vivere. Siamo costantemente invitati a focalizzarci su questo e a rinnovare noi stessi nello spirito della nostra vocazione.

 

“Una persona che dubita di se stessa è come un uomo che si arruola nelle fila dei suoi nemici e imbraccia le armi contro se stesso. Egli provoca inevitabilmente il proprio fallimento da sé, essendo la prima persona ad essere convinta di ciò.”       Ambrose Bierce

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VI HO SEMPRE CONSIDERATO UN MIO AMATO FIGLIO DA QUANDO IL SIGNORE VI HA AFFIDATO ALLE MIE CURE E VI HO GENERATO A GESÙ CRISTO

Nella nostra esplorazione tra gli scritti di Eugenio del 1821 abbiamo visto la sua preoccupazione di conservare lo spirito dei Missionari, e la sua gioia nel vedere come questo in effetti si stesse realizzando. I membri della Società avevano differenti caratteri, ciascuno con le proprie sfide e difficoltà. Come religioso “padre” del gruppo, Eugenio doveva immedesimarsi e portare alla luce il meglio di ciascuno per il proprio bene e per il bene della comunità e della sua missione.

Uno di questi uomini era il trentunenne Hilarion Bourrelier. Egli aveva un carattere complesso che apparentemente non possedeva grandi talenti intellettuali e si poneva forti dubbi sul proprio valore e le proprie abilità. Alcuni mesi dopo la sua ordinazione sacerdotale, egli andò seriamente in crisi e ne parlò con Eugenio. La risposta di Eugenio fu realistica ma permeata dell’amore paterno che egli sentiva per questo giovane era stato membro della Congregazione della gioventù, tra coloro che facevano parte del primo gruppo dei novizi nel 1816, parte della prima comunità di Laus e ordinato nell’aprile del 1821.

Tutto quel che vi ho detto è stato attinto all’amore che nutro per voi; e voi sapete che vi ho sempre considerato un caro figliuolo da quando il Signore vi ha affidato alle mie cure e vi ho generato a Gesù Cristo.

Hilarion proveniva da Grans e aveva partecipato alla prima missione predicata dai Missionari di Provenza poco dopo la loro fondazione. Era stato così coinvolto nella vita dei Missionari sin dall’inizio.

Voi rappresentate le primizie del mio ministero (a Grans), voi siete verosimilmente il primo convertito grazie alle parole di vita che il Signore mise nella mia bocca il primo giorno della mia prima missione.
Giudicate voi se non m’interessi della vostra buona riuscita, ma giudicate anche del mio dolore nel vedervi uscire dal retto sentiero dopo tante grazie, dopo tanti favori da parte di Dio, tante cure, tanto affetto da parte mia. Sarà un momento di sbandamento. Con questa fiducia vi abbraccio di gran cuore.

Lettre à Hilarion Bourrelier, 27 août 1821, EO VI n 71

 

“Quando si è infelici, si dubita su tutto; quando si è felici, non si dubita mai.”    Joseph Roux

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UN PADRE CHE AMA LA SUA FAMIGLIA

L’affettuoso Eugenio scrisse immediatamente ai giovani Oblati di Laus al ritorno ad Aix dopo la sua visita. Qui notiamo l’emotivo provenzale Eugenio che riversa il suo amore sui membri della sua famiglia religiosa. Ogni volta che parla del suo affetto per i Missionari in termini umani, sottolinea sempre la motivazione spirituale – questo perché egli si compiace delle loro virtù e del modo in cui rispecchiano i doni di Dio in loro. È un compiacimento che deriva dal vederli comprendere e vivere il carisma di oblazione.

Miei cari figliuoli,
non mi son mai separato da voi con tanta pena, al punto che ho avuto timore di farvi accorgere quanto mi costasse, il che, lo capivo, era in me una grande imperfezione. Mi sembra che dovrei volere di essere amato meno da voi; quantunque, a dir vero, non ci guadagnerei molto, perché vi amerei sempre in ugual misura, una volta che il mio affetto smisurato per voi è basato principalmente sulle vostre virtù e sulle belle doti che il Signore vi ha elargito.
Miei cari figliuoli, io sono assente, credetelo, soltanto col corpo; la mia mente e il mio cuore sono con voi. Devo dirlo? La casa mi è sembrata un deserto: vi cercavo tutto il giorno senza trovarvi. pur non avendo parlato d’altro che di voi.
Addio, cari e buoni figliuoli, addio amorevole famiglia! Vi stringo tutti sul mio cuore e vi abbraccio con la tenerezza con cui vi amo..

Aux novices et étudiants de Notre-Dame du Laus, 15 août 1821 EO VI n.69

 

“Ci troviamo davanti ad un roveto ardente ogni volta che altri esseri umani condividono con noi qualcosa del loro rapporto con Dio o qualcosa dei movimenti del loro cuore. In questi momenti possiamo sempre realizzare che ci troviamo in un terreno santo.” Margaret Silf

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LA SODDISFAZIONE DI VEDERE UNA COMUNITÀ SULLA BUONA STRADA

Nell’agosto del 1821 Eugenio ebbe l’opportunità di andare a Notre Dame du Laus e fare una visita ufficiale (conosciuta come “visita canonica” nel linguaggio ecclesiale). Il suo obiettivo era fare una visita fraterna per sostenere i Missionari e il loro ministero. Come superiore maggiore, lo scopo era anche accertarsi che lo spirito e il funzionamento della comunità e della sua missione fossero fedeli allo spirito del loro carisma donato da Dio.

Dopo aver trascorso un po’ di tempo con la comunità dei Missionari e con i novizi e studenti, e aver fatto l’esperienza del ministero legato al Santuario, egli scrisse nel suo rapporto ufficiale:

Il primo dovere da compiere in occasione della visita che abbiamo fatto è quello di ringraziare Dio per tutte le benedizioni che continua ad impartire su ciascun membro della comunità di Notre Dame du Laus.
Siamo stati estremamente edificati dallo spirit di pieta, carità, e regolarità che prevale tra loro, e non abbiamo altro desiderio se non quello di vederli continuare a camminare su questa strada, guidati inevitabilmente dal santo stato di perfezione nel quale si sono impegnati.

Actes de visite, 12 Aout 1821, Archives OMI, Rome

 

“C’è una gioia che non è data all’empio, ma a coloro che Ti amano per te stesso, dei quali Tu stesso sei la gioia. E questa è la felicità, gioire in Te, per Te. Questa è la vera gioia e non ve n’è altra.”      Sant’Agostino

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L’OBLAZIONE IMPLICA FAMILIARITÀ CON LE SCRITTURE

… continuare a far loro imparare a memoria ogni giorno alcuni versetti del Nuovo Testamento.

Lettera a Henri Tempier, 18 giugno 1821, EO VI n. 68

La familiarità con le Sacre Scritture era un requisito essenziale per il Missionario. Era un processo che aveva inizio durante il noviziato. Ciò significava che se il novizio imparava circa due versetti al giorno, alla fine dell’anno avrebbe avuto una buona familiarità con circa 600 versetti del Nuovo Testamento. Questo rifletteva la passione di Eugenio per la Parola di Dio che egli leggeva ogni giorno.

Negli archivi oblati a Roma abbiamo la piccola Bibbia che Eugenio portava sempre in tasca. In essa c’è una nota nella quale egli calcolava quanti capitoli del Vecchio e del Nuovo Testamento avrebbe dovuto leggere ogni giorno allo scopo di riuscire a leggere l’intera Bibbia ogni anno.

I suoi scritti testimoniano la sua familiarità con la Bibbia e così poter dire nel 1837 mentre si preparava a diventare Vescovo di Marsiglia:

Vi ringrazio, Signore, di aver fatto scaturire questa luce dal sacro deposito delle vostre Sante Scritture. Indicandomi la via che devo seguire, dandomi il desiderio di seguirla, vi aggiungerete il potente aiuto della vostra grazia

Retreat preparatory to taking possession of the episcopal see of Marseilles,
May 1837, EO XV n. 185

 

“Le persone non possono rendere le Scritture conformi alla propria vita; loro devono fare la propria vita conforme alle scritture.”     Edwin Louis Cole

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OBLAZIONE: IMPARARE A RICONOSCERE DIO NELLE PERSONE E NEGLI EVENTI

L’anno di noviziato era un periodo specifico di raccoglimento per vivere l’intimità di Gesù e degli apostoli, durante il quale i futuri Missionari permettevano a sé stessi di essere formati nella perfezione: “ per il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo, fino a che tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo; affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore; ma, seguendo la verità nell’amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo.” Ephesini 4:12 -15

Non mi va che tutto il tempo del noviziato o almeno un intero anno non sia consacrato al lavoro della perfezione. È un inconveniente essere obbligati a tollerare in questo periodo gli studi profani, e quello stesso della teologia… non c’è da sperare che lo facciano in futuro.

Lo studio della teologia era destinato a prendere posto negli anni successivi in seminario, ma la familiarità con le Scritture e il catechismo era essenziale:

Bisogna anche insegnar loro gli elementi della dottrina cristiana, far loro un catechismo ragionato, come dicono, continuare a far loro imparare a memoria ogni giorno alcuni versetti del Nuovo Testamento, obbligarli a rispondere sul catechismo da spiegare due volte alla settimana o almeno una; ma due non è troppo..

Lettera a Henri Tempier, 18 giugno 1821, EO VI n. 68

Oggi nella nostra Regola di Vita troviamo:

Guidati dallo Spirito che vive in loro, i novizi crescono nell’amicizia con Cristo e penetrano gradualmente, mediante la preghiera e la liturgia, nel mistero della Salvezza. Si abituano ad ascoltare il Signore nella Scrittura, ad incontrarlo nell’Eucaristia, a riconoscerlo negli uomini e negli avvenimenti. Sono condotti a contemplare l’azione di Dio nella vita e nella missione del Fondatore, nella storia e nelle tradizioni della Congregazione.

CC&RR, Constituzione 56

 

“La giusta consapevolezza arriva lentamente, pezzo per pezzo. La strada della crescita spirituale è una strada di formazione permanente. L’esperienza della forza spirituale è fondamentalmente quella della gioia.”     M. Scott Peck

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IMPARARE A VIVERE IN CRESCENTE OBLAZIONE

Abbiamo visto che l’anno 1821 fu segnato dalla graduale espansione dei Missionari e dalla preoccupazione di Eugenio nel mantenere lo spirito del carisma fondativo nelle tre comunità. Fondamentale nella sua impresa era l’adeguata formazione dei nuovi membri al carisma di oblazione per l’evangelizzazione dei più abbandonati. Il loro primo anno di formazione era il noviziato. Allo quel tempo i giovani oblati facevano il loro noviziato a Laus, sotto la guida di Henri Tempier, al quale Eugenio scriveva a proposito di un nuovo novizio:

… Fategli fare un buon noviziato: non restate in superficie, fategli praticare ogni sorta di virtù, addestratelo all’amore della povertà, all’obbedienza, al rinnegamento totale di se stesso, allo spirito di mortificazione, all’umiltà. Quel che vi dico per lui ve lo raccomando per tutti gli altri…
Se non si avvezzano alla pratica delle virtù religiose mentre sono al noviziato, non c’è da sperare che lo facciano in futuro.

Lettera a Henri Tempier, 18 giuno 1821, EO VI n. 68

La formazione dei futuri Missionari si concentrava sull’essere trasformati dai valori del Regno di Dio, seguendo il modello di Gesù che formava i suoi apostoli.

Il concetto di “noviziato” non è limitato ai voti religiosi. Oggi, un crescente numero di membri della Famiglia Mazenodiana hanno un periodo di formazione e discernimento prima di assumere alcune forme di impegno a vivere l’oblazione nella loro vita quotidiana. Spesso la parola “noviziato” è usata per descrivere questo processo. Qualunque nome diamo a questo periodo di discernimento e formazione, esso è il contesto di fondazione di uno spirito di crescente oblazione nella vita di tutti i giorni.

La nostra Regola di Vita afferma

Il noviziato, periodo di iniziazione del candidato alla vita religiosa oblata, è orientato verso un impegno pubblico nella Congregazione. L’ammissione al noviziato dipende dal Provinciale. Guidati dal Maestro dei novizi, gli aspiranti si impegnano a cogliere il senso della vita consacrata. Possono così discernere più chiaramente la chiamata del Signore e, nella preghiera, prepararsi a rispondervi.

CC&RR, Costituzione 55

 

“La vita non vale la pena di essere vissuta a meno ce tu non la viva per l’Unico che ti ha dato la vita.”     Anya vonderLuft

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A CHE PUNTO SIAMO DEL NOSTRO VIAGGIO CON SANT’EUGENIO DE MAZENOD?

Dopo la pausa natalizia, riprendono le riflessioni giornaliere con Sant’Eugenio.

QUAL È L’OBIETTIVO DI QUESTO SERVIZIO?

Innanzitutto, esso è un invito a conoscere Eugenio de Mazenod, un santo della Chiesa universale, in maniera più profonda attraverso i suoi scritti. Il mio approccio è cronologico, così il mio scopo è quello di presentare la storia che Dio ha fatto con questo uomo, specialmente come questo è mostrato nei suoi scritti.

Inoltre, questo è un mezzo attraverso cui sviluppare un database su internet degli scritti di Eugenio. Le riflessioni vengono pubblicate da più di due anni e mezzo, e ad oggi sono presenti 695 brani. Ciò significa che utilizzando il semplice spazio “cerca” sulla destra della home page del sito (http://www.eugenedemazenod.net/ita/), è possibile ricercare i testi di Eugenio su vari temi.

DOVE SIAMO IN QUESTO VIAGGIO?

Ricordiamo che nel gennaio 1816, i Missionari di Provenza (come erano conosciuti gli Oblati inizialmente) iniziarono a vivere insieme per essere missionari verso quei gruppi di persone che in Provenza non venivano raggiunti dalle strutture della Chiesa locale.

Abbiamo seguito lo sviluppo e l’attività missionaria di questo crescente gruppo e come esso si evolse da gruppo di sacerdoti diocesani che vivevano in comunità, in una società religiosa legata dai voti dei consigli evangelici.

Li abbiamo anche visti espandersi da una comunità ad Aix en Provence, fino a stabilirsi nel santuario mariano di Notre Dame du Laus e nel santuario dedicato alla Croce nel Calvario a Marsiglia. Questa espansione aveva portato una grande ricchezza di frutti missionari, ma aveva anche scatenato un certo numero di ostilità.

Fu a causa di questa opposizione che fu essenziale avere un vescovo locale come protettore. Vedremo che questa possibilità arrivò nel 1823 con la nomina dello zio di Eugenio, Fortunè de Mazenod, come Vescovo di Marsiglia. La condizione per questo era che Eugenio stesso fosse il suo Vicario Generale. Così nel 1823 Eugenio dovette lasciare Aix e stabilirsi a Marsigli, dove vi rimase per i successivi 38 anni. Da quel momento in poi gli scritti riflettono la sua duplice responsabilità: la guida e direzione dei Missionari Oblati in espansione come Superiore Generale, e l’amministrazione della Chiesa nella seconda città più grande di Francia.

Così viaggiamo con Sant’Eugenio durante questo anno, e ciò può essere un’opportunità per ciascun membro della famigli mazenodiana di apprezzare le nostre radici ancora più profondamente.

 

“Un gruppo che non conosce il proprio passato, origine e cultura, è come un albero senza radici.”    Marcus Garvey

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PAUSA PER NATALE

Sant’Eugenio ci parlerà di nuovo il lunedì 07 gennaio.

Vi ricordo che tutti gli scritti del blog (695) sono sempre sul sito. Potete anche cercare delle parole o dei temi usando il “search” della homepage.

Buon Natale!

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