IL LAICATO ASSUMA UN RUOLO PIÙ ATTIVO NELL’ORGANIZZAZIONE DELLA MISSIONE

Un anno dopo il loro arrivo a Marsiglia, troviamo lo zelo dei missionari portare frutto e gettare le fondamenta dei loro futuri ministeri in città. All’inizio erano legati al cappellanato all’orfanotrofio e alla partecipazione delle missioni parrocchiali in Provenza. Il loro centro ora era il Calvario, l’area dove era stata eretta una enorme croce della missione.

Nel corso del 1822 crebbe il sostegno delle persone a questo posto di devozione.

La struttura era rudimentale: una cava rocciosa sotterranea, a simboleggiare la collina del Calvario e il sepolcro. Era stata costruita una piattaforma di legno per officiare le messe e Rey scrive che il Venerdì Santo il palco crollò durante il servizio, ferendo Padre Maunier.

Ha avuto, in ogni modo, il coraggio di tornare indietro e celebrare la Passione a tutta l’assemblea presente al Calvario – Era il Venerdì Santo.

L’immensa folla che giunse in pellegrinaggio e la presenza dei fedeli del posto portò a pensare che fosse necessario qualcosa di permanente. I missionari così iniziarono a riunire le persone in gruppi creando due associazioni che li aiutassero nel ministero del Calvario, uno per gli uomini e l’altro per le donne.

Il 3 maggio ci fu la prima iscrizione dei membri delle due associazioni, una per gli uomini e l’altra per le donne. Venivano gestite in maniera adeguata per essere una risorsa per la chiesa del Calvario.

Rey 1

 

“La preghiera è un impegno. Noi non co-operiamo con Dio semplicemente tenendoci tutto dentro. Noi, con tutta la persona, cooperiamo. Ciò significa che la cooperazione è uguale all’impegno.”     E. Stanley Jones

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MAI PERDERE DI VISTA LO SPIRITO CHE CI È PROPRIO

La presenza oblata a Marsiglia inizia con il cappellanato all’orfanotofio Providence, che era collegato direttamente al ministero al Calvario.

[A questo proposito vedere i post dal 29 novembre al 7 dicembre]. Abbiamo visto come lo zelo dei missionari li portò a rispondere ai tanti bisogni della povera gente. In una lettera al direttore dell’orfanotrofio, Eugenio gli ricordò che i missionari furono grati di essere stati scelti per la cura dell’aspetto spirituale e religioso degli orfani, ma che la vocazione specifica della congregazione faceva scegliere loro dei ministeri precisi, e la predicazione delle missioni aveva la priorità sopra ogni cosa.

Non dovete essere sorpreso del fatto che mi presti, volentieri, ad assecondare, con tutto il mio potere, I generosi pensieri dei Signori dell’Opera della Provvidenza. Anche se lo spirito della nostra vocazione non mi obbligherebbe ad accettare, con premura, tutto il bene che ci viene proposto di fare, quando intravvediamo la possibilità di compierlo come si deve, la riconoscenza che dobbiamo alla vostra Opera per aver reso partecipe la nostra Compagnia della sua sollecitudine per i poveri bambini che nutre e che vuole formare alla virtù, ce lo renderebbe un dovere che ci sarà sempre molto dolce assolvere.
Mi rimprovererei, però, Signore, se non vi ricordassi ciò che ho detto al Sr. Bonnafoux: che alcuni impegni anteriori, verosimilmente mi obbligheranno a distanziarmi, nel corso delle due prime missioni di quest’anno, dal piano che avete proposto e che ho volentieri adottato con la modifica di una ragionevole libertà che lascerà, a colui che incaricherò del servizio, la facoltà di assentarsi per qualche tempo facendosi sostituire, come fanno i preti in carica d’anime.

Lettera al signor Fliranhois Roux, Presidente della Associazione Religiosa di Uomini della Divina Provvidenza, a Marsiglia. EO XIII, n. 43

 “La piccola comunità rimase un solo anno all’orfanotrofio Providence e il lavoro apostolico in quella casa fu interrotto nel 1823, con l’arrivo a Marsiglia del Vescovo Fortuné de Mazenod. Fu un apostolato intenso. Gli Oblati ascoltarono le confessioni di numerose centinaia di ragazzi e li guidarono nella fede. Inoltre i padri attirarono altri ragazzi dalle parrocchie vicine e li prepararono per la Prima Comunione. Fondarono anche una Congregazione dei Giovani simile a quella di Aix.

Yvon Beaudoin, “Marsiglia, Il Calvario” Dizionario Storico Oblato, Volume 1.

 

“Per aver successo nella tua missione, devi essere concentrato in maniera risoluta sul tuo obiettivo.”   Abdul Kalam

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ACCENDERE MOLTE FIAMME

Tutti i preparativi per una missione parrocchiale spesso assicuravano un buon risultato. Lo stile di vita personale dei missionari, i preparativi per il materiale per le preghiere e le attività di evangelizzazione, gli sforzi per vivere ciò che veniva predicato come comunità e così via, tutto funzionava. Così durante la missione nella cittadina di Rians, Eugenio poteva gioire dei frutti ricevuti:

Tutto procede nel migliore dei modi: la missione non solo ha prodotto i suoi effetti ordinari, ma denota disposizioni eccellenti. Molte missioni erano state predicate, ma ciò non ha impedito di incontrarci con persone in gran numero che non se n’erano curate minimamente: 25, 30, 40 anni [ed. senza confessarsi] è pane quotidiano.
Dopo che avete pregato per me ho raddoppiato le energie e senza aver fastidi ho potuto compiere tutti gli esercizi della missione, molti e debilitanti.

Lettera a Hippolyte Courtès, 9 dicembre 1822, EO VI n.90

 

“Allora la nostra stessa luce si spense ma è stata riaccesa da una scintilla arrivata da altre persone. Ognuno di noi pensò con profonda gratitudine a coloro che avevano acceso la fiamma in noi”     Albert Schweitzer

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RISPETTO PER LE STRUTTURE PARROCCHIALI

Eugenio ricorda al Pastore di Aubagne che quando i missionari vennero in parrocchia per un prolungamento di missione, essi mostrarono la loro vicinanza alla gente rispettando le strutture parrocchiali esistenti e cooperando con il pastore e i suoi assistenti nel loro approccio pastorale. Lo scopo della missione era quello di portare un grande spirito di unità nella comunità.

Spero che i vostri Vicari vogliano aiutarci in questo difficile ministero. In questo caso potremmo inserirli nel nostro calcolo. Mi vanto, però, del fatto che tutti formeremo una sola famiglia, di cui voi sarete il padre, e che avremo un cuore e una volontà.

Lettera a Padre Figon, parroco di Aubagne, 5 ottobre 1822, EO XIII n. 42

Era un modo per condividere con altri gli ideali che i missionari stavano vivendo tra di loro: un cuore e una mente. È un chiaro esempio del principio cardine della vita dei missionari: ESSERE per FARE.

 

“ Ogni persona deve vivere la propria vita come un modello per gli altri” Rosa Parks

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VICINO ALLE PERSONE NEL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE

Durante la preparazione della missione di Aubagne, Eugenio tocca il cuore della missione, che è l’incontro personale con Dio di ogni individuo durante il sacramento della riconciliazione. Il Pastore di Aubagne aveva ricevuto la formazione in una comunità della congregazione religiosa dei lazzaristi, per questo motivo Eugenio poteva dirgli che i Missionari seguivano ciò che S.Vincenzo de’ Paoli insegnava sulla confessione: essere disponibili finché ce ne fosse stato bisogno e dedicare a ogni persona che si recava al confessionale il tempo necessario.

Sarei molto contento di sapere, in modo esatto, l’ammontare della vostra popolazione per determinare il numero dei missionari. Siccome, per le confessioni, seguiamo il metodo del vostro santo patriarca S. Vincenzo de Paoli, pur confessando senza sosta non andiamo molto velocemente.

 Lettera a Padre Figon, parroco di Aubagne, 5 ottobre 1822, EO XIII, n. 42

Abbiamo visto nei post precedenti [cf. 12-21 luglio 2011] che posto privilegiato fosse dato al sacrosanto incontro individuale con ogni persona durante ogni missione parrocchiale. Era ancora più importante il modo in cui i missionari esprimevano la loro vicinanza a ogni individuo: trattare coloro che si trovavano nel confessionale come le persone più importanti in quel momento e prestare loro la massima attenzione per tutto il tempo necessario.

 

“La rigenerazione della società è la rigenerazione della società secondo l’educazione individuale”    Jean de la Bruyere

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UN SEMPLICE STILE DI VITA MISSIONARIO

Il 15 agosto aveva dato a Eugenio nuova luce e un’iniezione di zelo missionario. Il ministero della comunità era chiaramente più incentrato sul “tutto per Dio” e sul servizio verso i più abbandonati che verso loro stessi e le loro difficoltà e comodità personali.

Scrivendo, in vista della missione, al pastore della città di Aubagne, Eugenio descrisse lo stile di vita dei Missionari quando si trovavano in un luogo per 5/6 settimane di intensa missione parrocchiale. “Semplicità” era la parola chiave.

Ci terremo molto a che non affidaste a un oste il cibo per i missionari. La Fabbriceria avrà il suo vantaggio scegliendo una brava donna che faccia questo servizio con meno spesa e in modo più conveniente. Il pollame, la cacciagione e la pasticceria sono, per noi, cibi proibiti. Per questo non sarà difficile trovare qualcuno che sappia fare la minestra e quello che, in Provenza, si chiama “la Carbonade”. 
… Non fate spese per il nostro alloggio e per i mobili delle stanze che vi avete destinato. Un pagliericcio, una sedia e un tavolo sono sufficienti per ognuno dei missionari. Solo il superiore ha bisogno di una scrivania per mettervi le lettere che riceve.

Lettera a Padre Figon, parroco di Aubagne, 5 ottobre 1822, EO XIII, n. 42

 

“Ho solo tre cose da insegnare: semplicità, pazienza, compassione. Questi sono i più grandi tesori.”      Lao Tzu

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ENERGIA E CONVINZIONE MISSIONARIA RINNOVATE

L’esperienza del 15 agosto 1822 ha rinnovato in Eugenio la comprensione della propria vocazione e il suo proposito di voler portare avanti la Società Missionaria che ha condotto negli ultimi 7 anni. Nonostante tutte le difficoltà, adesso troviamo in lui una rinnovata energia e forza missionaria. Il suo primo biografo, Rey, ce ne parla.

Finendo questa missione, p. de Mazenod andò rapidamente a N. D. du Laus e, prendendo p. Tempier come compagno di viaggio, raggiunse la diocesi di Nîmes. Il Vescovo, infatti, l’aveva invitato a fare una fondazione a N. D. de Rochefort, santuario in onore della Santissima Vergine, santuario quasi completamente abbandonato. L’aspetto del luogo, ma soprattutto la mancanza di persone, non permise al Fondatore di accettare la proposta del Prelato. Alla fine del 1822, la piccola Società contava su solo 12 preti e aveva già tre case da portare avanti. Sarebbe stato tentare la Providenza. .

Rey racconta come Eugenio successivamente rimpianse il non avere accettato il santuario da usare come noviziato e come centro per i ritiri spirituali. Era inoltre chiaro che Laus non era il posto ideale per sottoporre ai novizi la loro formazione – specialmente per come Henri Tempier sentiva il peso di tante responsabilità. Rey dice anche quanto Eugenio fu brevemente tentato di comprare l’isola di Lerinis, poco fuori la costa di Cannes, per usarla come noviziato. Questa antica isola monastica era infatti in vendita a quel tempo.

Il progetto non ebbe seguito, ma il Fondatore poteva considerare quasi provocazioni della Provvidenza queste occasioni che lo invitavano a moltiplicare le sue fondazioni. Sembrava che la sua missione gli apparisse più chiara, più evidente : lottava con più coraggio e si rafforzava, fortemente determinato, nella forza delle sue convinzioni e la prosecuzione del suo scopo : formare uomini apostolici che vivessero di abnegazione e dedicandosi senza limite alla salvezza delle anime più abbandonate. Si sforzava di essere degno di camminare alla loro testa e di offrir loro il modello del missionario.

Rey 1 p. 284

 

“Un leader ha la visione e la convinzione che un sogno può essere realizzato. Ci mette potenza e energia per concretizzarlo” Ralph Nader

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LE LOTTE DI UNA GIOVANE CONGREGAZIONE RELIGIOSA

Il motivo che Eugenio espone per voler tenere Henri Tempier al Laus cid a una buona indicazione della situazione in cui si trovava questo inesperto gruppo di Missionari. Vi erano alcuni membri dotati di molte qualità, ma essi erano ancora molto giovani per farsi carico di troppe responsabilità.

Fa meraviglia allora che avendo una casa abbastanza discosta, importantissima per noi a motivo delle circostanze e della località, siate voi incaricato di reggerla? Finora non s’e potuto fare diversamente e benché il Signore ha fatto crescere sotto le nostre ali uomini di cui posso menar vanto, meritevoli della mia stima come sono padroni del mio cuore, sono ancora troppo giovani, quale che sia la reputazione di cui godono tra di noi, per esser messi a capo d’una casa in cui risiedono i novizi.

Tempier aveva costruito buone relazioni con la difficile e critica Diocesi di Digne e con il suo Vicario Generale.

s’è stabilita con lui e anche con Monsignor Vescovo una certa facilità di rapporti che è la conseguenza della vostra esperienza e delle considerazioni che avrete potuto fare sul loro comportamento, e anche della perfetta conoscenza delle diverse località…
Il quadro di tutto vi fa veder chiaro che per il momento non è possibile farvi tornare con me definitivamente.

 Lettera a Henri Tempier, 15 agosto 1822, EO VI n 86

 

“Una delle cose più belle di un’amicizia vera è capire ed esser capiti” Lucius Annaeus Seneca

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COMPIERE UN SACRIFICIO PERSONALE IN NOME DI UN IDEALE

Abbiamo visto l’importanza che aveva la figura di Henry Tempier per Eugenio – si erano lanciati insieme “nell’avventura oblata” fin dall’inizio. Tutte le decisioni più importanti erano state prese insieme, insieme eseguite ed insieme valutate. Dopo aver vissuto per tre anni nella stessa comunità, lavorando insieme, era stata aperta a Notre Dame du laus. Era essenziale che anche questa seconda comunità vivesse nel carisma che Dio aveva dato ai missionari in Aix. Questa responsabilità era stata affidata ad Henry Tempier, poiché di lui Eugenio aveva detto:

Mio primo compagno, fin dal primo giorno del nostro incontro avete colto lo spirito che doveva animarci e che dovevamo comunicare agli altri

gli era stato chiesto il sacrificio si lasciare Aix per stabilire la nuova comunità del Laus, e assicurare che le due comunità rimanessero in comunione di spirito e di missione. Tre anni dopo Tempier chiese ad Eugenio di sottrarlo sia all’onere di superiore di Laus che di essere così lontano. La responsabilità del santuario e il suo ministero pastorale, così come la formazione dei giovani aspiranti Missionari, gli sembravano sempre più pesanti. Eugenio gli rispose:

Capite da voi che non è possibile cedere ai vostri desideri. Nessuno più di voi ha di-ritto alla mia fiducia…

Eugenio gli chiese di compiere questo sacrificio personale in nome del bene dei missionari.

Non bisogna nemmeno dimenticare … la fiducia dimostratavi dalla Società nell’affidarvi la sua seconda casa, la facilità di incontrarvi e la costatazione della regolarità della vostra condotta in stridente contrasto con quella della maggioranza di coloro che esercitano il ministero nel resto della diocesi.
Il quadro di tutto vi fa veder chiaro che per il momento non è possibile farvi tornare con me definitivamente…

Lettera a Henri Tempier, 15 agosto 1822, EO VI n 86

 

“Per qualsiasi cosa che valga la pena vi è qualcuno che deve pagarne il prezzo; e il prezzo è sempre lavoro, pazienza, amore, sacrificio di sé – non carta moneta, non promesse di pagamento, ma l’oro del servizio reale” John Burroughs

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FIN DAL PRIMO GIORNO DEL NOSTRO INCONTRO AVETE COLTO LO SPIRITO CHE DOVEVA ANIMARCI

È significativo che proprio nel momento in cui Eugenio veniva confermato nel ruolo di fondatore della società Missionaria e si assicurava circa il suo futuro, egli pensasse ad Henry Tempier. Tempier aveva compreso che i Missionari erano frutto dello spirito di Dio fin dal principio.

Mio primo compagno, fin dal primo giorno del nostro incontro avete colto lo spirito che doveva animarci e che dovevamo comunicare agli altri; non vi siete al-lontanato un istante dalla via che avevamo stabilito di seguire; tutti nella Società lo sanno, e tutti fanno affidamento su di voi come su di me.

Lettera a Henri Tempier, 15 agosto 1822, EO VI n 86

La vocazione di ciascuno dei Missionari era di essere come Tempier – per cogliere lo spirito che animava Eugenio e vivere secondo quello spirito. E questa è la vocazione della famiglia Mazenodiana oggi.

Piccola annotazione personale: questo è uno dei testi che più amo di Eugenio e che mi ha condotto a svolgere cinque anni di studio, ricerca e scritti per esplorare la questione: “Qual è il carisma che Dio aveva dato ad Eugenio, e come egli l’aveva trasmesso?” il risultato di questa ricerca può essere trovato qui: http://www.omiworld.org/upload/biblioteca/Bib_12-01-2011_19-35-08.pdf

 

“il mio migliore amico è colui che riesce far venire fuori la mia parte migliore” Henry Ford

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