200 ANNI FA: LA LUCE DELL’ORDINAZIONE CHE TRASFORMA

Il giorno della sua ordinazione, Eugenio ha scritto al suo direttore spirituale per raccontargli come stava vivendo il momento:

Carissimo e ottimo padre, vi scrivo in ginocchio, prostrato, inabissato, annientato per mettervi a parte di quel che il Signore, nella sua immensa e incomprensibile misericordia, ha operato in me.
Sono sacerdote di Gesù Cristo; ho già offerto una prima messa insieme al vescovo consacrante; sì, sono proprio io, peccatore miserabile di cui conoscete tutte le miserie, che ha immolato l’Agnello senza macchia, immolatosi, se non altro, per mezzo mio. Padre mio carissimo, credo di sognare quando penso a ciò che sono.
Gioia timore fiducia dolore amore si susseguono a ripetizione nel mio cuore; ma il pensiero che mi è più familiare e nel quale mi immergo perdutamente è questo: dunque il mio Dio tanto buono si vendica di tutte le mie ingratitudini facendo per me, benché Dio, quanto non potrebbe fare di più? E potrei ancora esser tentato di offenderlo? Questo è il momento di rispondere: piuttosto mille volte morire!

Lettera al suo direttore spirituale, p. Duclaux, 21 dicembre 1811, E.O. XIV n. 98

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