RIVALITÀ TRA CITTÀ

Glia accesi sentimenti intorno al ristabilirsi della Diocesi di Marsiglia erano condivisi anche ad Aix. Un gruppo di sacerdoti di Aix, non contenti della popolarità della chiesa della Missione, stavano ora accusando Eugenio di essere responsabile della divisione dell’Arcidiocesi di Aix spingendo per la rifondazione della diocesi di Marsiglia, con la conseguente riduzione della diocesi di Aix. Dobbiamo avere presente l’antica rivalità tra le città di Aix e Marsiglia, e che la città di Marsiglia (115 000 abitanti) stava crescendo più velocemente di Aix (22 000 abitanti).

Rispetto alle dure critiche dei preti sia sull’Arcivescovo di Aix che sulla mossa di Eugenio, Eugenio raccomanda ai Missionari di non aggiungere benzina al fuoco e causare divisioni più nette. Egli consiglia loro di focalizzarsi su cosa un prete sia davvero, piuttosto che essere ostile:

Rispettate sempre il carattere sacro di questi Reverendi; risparmiate la loro persona per deferenza verso il sacerdozio di cui sono rivestiti; nascondete se possibile i loro intenti, velateli agli occhi della gente. Non date ansa in nulla e usate sempre un contegno corretto.

Lettera a Hippolyte Courtès, 5 maggio 1822, EO VI n 83

 

“Il perdono non è un’emozione…il perdono è un atto di volontà, e la volontà può funzionare indipendentemente dalla temperatura del cuore.”      Corrie Ten Boom

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DOBBIAMO METTERCI NELLE MANI DELLA DIVINA PROVVIDENZA E PREGARE DIO CHE DIRIGA GLI AVVENIMENTI

Nel 1822 Marsiglia era al centro del movimento per ripristinare la Diocesi di Marsiglia, che era stata chiusa con la Rivoluzione Francese. Non c’erano vescovi da 21 anni così questo territorio era amministrato dall’Arcivescovo di Aix (ed anche Aix non aveva avuto un vescovo residente per diversi anni). Di conseguenza la Chiesa di Marsiglia non era in buona salute. Con la caduta di Napoleone e la restaurazione della monarchia, si aprì la strada per ristabilire tutte le diocesi chiuse durante la Rivoluzione. Nel 1817 lo zio di Eugenio, Fortuné de Mazenod, era stato nominato Vescovo di Marsiglia, ma considerazioni politiche ed economiche avevano impedito la restaurazione della diocesi.

La gente di Marsiglia si era schierata a favore della nomina del futuro vescovo. Alcuni della classe dirigente sostennero Forbin Janson, mentre le classi più povere appoggiarono Fortuné. La ricchezza aveva i mezzi ed il potere per supportare il proprio candidato, sparlando di Fortuné. Cercavano di diffondere l’idea che egli fosse troppo vecchio per diventare Vescovo. In realtà, aveva 72 anni ed era pieno di energia e buona volontà. Avevano scritto a Parigi per dire che era caduto in uno stato di decrepitudine (vecchiaia estrema) ed era stato pubblicato un articolo.

Eugenio decise di non reagire in pubblico all’articolo:

Non è per indifferenza o per falsa virtù che non scrivo a Parigi; credo che abbiamo fatto quello che l’umana prudenza chiedeva per sventare i complotti della gente malevola…
Bisogna affidarsi alla Provvidenza e pregare Dio che diriga gli avvenimenti secondo il suo beneplacito e non secondo le pretese degli uomini.
Non ho il minimo dubbio che l’articolo della France Chrétienne sia stato dettato dalla malignità e forse dalle pretese di intriganti. Prova ne siano le riflessioni a proposito del vescovo di Marsiglia che avrebbero potuto be-nissimo applicarsi a quello di Montauban, perché il neoeletto si trova nella identica situazione di mio zio.

Lettera a Hippolyte Courtès, 8 marzo 1822, EO VI n 81

 

“Se sei in cima alla rupe, non disperare; sii il faro”      Anonimo

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LA COMUNITÀ COME ANTIDOTO ALLE OPPOSIZIONI

Mentre il lavoro dei Missionari di Provenza aumentava, diffondendosi con successo, allo stesso modo le opposizioni al loro operato crescevano, diventando più forti e più pensati. A ciò si aggiungeva il conflitto che si stava tramando a Marsiglia per la riapertura della diocesi e la nomina del nuovo vescovo, per cui alcuni esponenti delle classi alte stavano ingaggiando una vera guerra contro la nomina di Fortunè de Mazenod.

Non apparteniamo al mondo; e poiché vogliamo appartenere solo al nostro capo che è il divino e amabilissimo nostro Maestro per questo ci perseguita.
Io mi rido del suo odio, disdegno la sua stizza e compiango coloro che si lasciano trascinare dalle sue perfide suggestioni e ci giudicano coi suoi occhi e secondo le sue false massime.

L’unico modo di resistere era trovare la forza e il supporto nella comunità unita nell’amore di Gesù Cristo. Avendo questo principio come loro fondamento, nessun male poteva sconfiggere i missionari. “ Che diremo dunque riguardo a queste cose? Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?” Romani 8,31

Caro Courtès, siamo uniti nell’amore di Gesù Cristo e nella comune perfezione; amiamoci sempre come abbiamo fatto finora, formiamo un tutt’uno e creperanno di rabbia e di dispetto.

Lettera a Hippolyte Courtès, 3 marzo 1822, EO VI n 80

 

“Io credo che Dio sia parimenti in grado di volere e poter far emergere il bene in ogni circostanza, anche nelle peggiori. Per far questo ha bisogno di persone che siano pronte a permettere tutto al fine di servirlo al meglio. Credo che in ogni crisi Dio ci voglia fornire di tutta la forza di resistenza possibile di cui abbiamo bisogno. Tuttavia, Dio non ce ne fornisce mai in anticipo cosicché dobbiamo fidarci di noi stessi. Credo che pure i nostri errori e comportamenti errati non siano privi di frutto e che per Dio non è più difficile fare i conti con questi di quanto non lo siano le nostre presunte buone azioni. Credo che Dio non sia “destino senza tempo”, ma piuttosto che aspetti e risponda alle nostre preghiere sincere e alle azioni responsabili.”      Dietrich Bonhoeffer

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TUTTO PER DIO ATTRAVERSO LA GENEROSITÀ DELLA MISSIONE

Il 1822 fu un anno particolarmente impegnativo per Eugenio e i missionari, con 16 settimane di intense predicazioni missionarie ( a Signes – inizio di gennaio- metà febbraio – a Lorgues – dal 17 febbraio al 31 Marzo – e a Barcelonnette- dal 20 Aprile al 20 Maggio). Prima della terza missione Eugenio era andato al Laus a lavorare con la comunità della formazione, e vi era tornato dopo la missione per continuare questo lavoro. Henry Tempier era preoccupato per la sua salute e lo aveva obbligato, sotto obbedienza, a prendersi maggior cura di sé. Eugenio aveva obbedito e gli aveva scritto:

Sto bene, ma vi ripeto che è un miracolo dell’obbedienza, perché quando son partito non ero nemmeno in condizioni di mettermi in viaggio… Mi alzo alle sei e continuo a concedermi questo sollievo ritenuto necessario per compensare le perdite di sonno durante le missioni precedenti.

Lettera a Henri Tempier, 29 aprile 1822, EO VI n 82

 Nonostante il costo personale, lo zelo e il duro lavoro dei Missionari stava dando frutti, come Eugenio scrive da Barcelonnette:

Non si potrà mai esprimere adeguatamente l’importanza ed enumerare i frutti di questa missione: per me e per i nostri missionari è stata la più basilare che abbiamo fatto.
Termineremo il lavoro l’anno prossimo quando potremo annunziare che avrà luogo in tutta la vallata. Se il vescovo di Digne approva l’idea il bene che faremo sarà incalcolabile.

Lettera a Henri Tempier , 20 Maggio 1822, EO VI n 84

 

“ La Chiesa che non evangelizza è destinata a fossilizzarsi.”     Oswald J. Smith

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UNA SPIRITUALITÀ DI COMUNIONE COLLETTIVA

L’anno 1822 vide i Missionari di provenza completamente assorbiti nell’evangelizzazione ad Aix, a Notre Dame du Laus, a Marsiglia, così come nella predicazione di molte lunghe missioni popolari. Eugenio, come padre della famiglia dei missionari, giova dei loro successi notando come la bontà di ciascuno divenisse beneficio per tutti.

Menerò vanto tra i miei fratelli, tra i miei figliuoli perché, mancando io di virtù mie proprie, son fiero delle loro opere e della loro santità.

Lettea a Hippolyte Courtès, 3 marzo 1822, EO VI n 80

 

“Nella storia della spiritualità cristiana ascoltiamo: “Cristo è in me, vive dentro di me” che è la prospettiva della spiritualità individuale, della vita in Cristo, oppure ascoltiamo “Cristo è presente nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle” che è la prospettiva della carità, delle opere di carità. Ma manca il passo successivo, e cioè, scoprire che se Cristo è in me così come nell’altra persona, allora Cristo che è in me ama Cristo che è in te e viceversa…c’è del dare e del ricevere.”       Jesus Castellano OCD

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MI SON PREOCCUPATO DI LASCIAR LAVORARE IN TE LO SPIRITO DI DIO

Rispettando il lavoro di Dio con il giovane Marcou, Eugenio gli promette di sostenerlo nel rispondere alla chiamata di Dio:

Adesso però, nella misura che mi son preoccupato di lasciar lavorare in te lo spirito di Dio, sotto la guida di uomini rispettabili al massimo in cui avevi riposto fiducia,
mi darò da fare per favorire la tua vocazione che ti avvia a uno stato più perfetto e ti assicurerà una ricompensa più grande.

Lettera a Jacques Marcou, Novembre-Dicembre 1821, EO VI n 78

Io ringrazio il mio Dio di tutto il ricordo che ho di voi; e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con gioia a motivo della vostra partecipazione al vangelo, dal primo giorno fino a ora. E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.      Philippians 1:3

 

“Innamorarsi di Dio è la più grande storia d’amore;
andare alla sua ricerca, la più grande avventura;
trovarlo, il più grande raggiungimento umano.”         Sant’Agostino

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SODDISFAZIONE PER LA DIREZIONE CHE LO SPIRITO DI DIO TI INDICAVA

Jacques Joseph Marcou aveva 14 anni quando, nel 1813, aveva incontrato per la prima volta la congregazione dei Giovani di Eugenio. Da quel momento aveva vissuto in confidenza con Eugenio, che lo aveva accompagnato nella sua crescita spirituale e cristiana. Entrando nell’età adulta, Marcou si era avvicinato ai Missionari di Provenza e si era sentito chiamato a divenire uno di loro. Nel Dicembre del 1821, all’età di 21 anni, aveva iniziato il noviziato a ND du Laus.

È con gioia paterna che Eugenio gli scrive per incoraggiarlo mentre si preparava a diventare uno dei Missionari.

Non ti ho mai perso d’occhio e ho veduto con una segreta soddisfazione la direzione che lo spirito di Dio ti indicava;

Eugenio si era tirato indietro per lasciare al giovane la massima libertà nel suo discernimento vocazionale

tuttavia, nonostante la gioia che potevo concedermi per aver diretto i tuoi primi passi verso il santuario come avevo guidato la tua giovinezza sui sentieri della virtù, mi son tirato da parte volutamente
evitando il rischio di contrastare le divine ispirazioni nella scelta che tu dovevi fare,
anticipandoti i miei desideri col pericolo di influire forse troppo umanamente sulle tue decisioni. 

Lettera a Jacques Marcou, Novembre-Decembre 1821, EO VI n 78

 

“Abbiamo..un’amicizia ininterrotta con Lui. Un padre non manda mai lontano il proprio figlio con il pensiero che non gli importa di lui sapendo che lui lo ama. Il padre desidera che suo figlio sia convito che la luce del suo volto splende su di lui tutto il giorno – che , se manda suo figlio a scuola, o dovunque altro sia necessario, è con un senso di sacrificio dell’amore parentale. Se questo capita ad un padre terreno, cosa pensiamo di Dio?”    Andrew Murray

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FRAMMENTI DI MISSIONE A LA CIOTAT

Eugenio e alcuni dei missionari erano stati pienamente coinvolti nelle sette settimane di missione parrocchiale a La Ciotat. Alcuni estratti delle poche lettere che aveva avuto il tempo di scrivere per le persone più vicine a lui ci offrono uno scorcio della missione.

A sua madre, che costantemente si preoccupava per la sua salute e il suo benessere fisico, scrisse:

Se non vi dessi mie notizie, mamma carissima, forse stareste in preoccupazione; perciò vi scrivo due righe per dirvi che siamo giunti in porto in ottime condizioni di salute.
Siamo oltremodo contenti dell’inizio della missione (alla periferia di Marsiglia). Continuate a pregare perché il bene si compia e tutti traggano profitto da una grazia così preziosa come quella offerta agli abitanti di questa cittadina. Ma poiché è necessario che io vi tratti un po’ come mamma, non dimenticherò di dirvi che mangiamo dell’ottimo pesce e non ci manca nulla per ciò che riguarda il corpo.

Lettera a sua madre, 6 Novembre 1821, EO XIII n 40

L’abbraccio di gran cuore; e il caro amico mi sia grato di questa parolina che gli scrivo dal campo di battaglia in cui ci battiamo armati di tutto punto con l’aiuto di Dio, per menare botte da orbi contro l’inferno. 

Lettera a Adolphe Tavernier, Novembre- Dicembre 1821, EO XIII n 41

Secondo l’ultimo censimento ci sono 398 vedove e soltanto 97 vedovi. La medesima proporzione, quasi, per la gioventù… I pescatori sono entusiasti per la proposta fatta di andare a piantare una croce su un’isoletta vicina dove mettono le reti ad asciugare. Se il tempo continua bello così com’è stato da quando siamo venuti, questa uscita in mare sarà meravigliosa.

Lettera a Hippolyte Courtes, 28 Novembre 1821, EO VI n 77

Abbiamo chiuso la missione di La Ciotat, tra le più stancanti finora predicate. Non vi do particolari: le benedizioni sono state abbondanti; ma avremmo avuto bisogno di almeno altri quattro confessori, la cui mancanza ha molto nociuto. Monsignor Arcivescovo è venuto per amministrare la cresima ed ha assistito all’erezione della croce, una cerimonia magnifica. Il tempo è stato sempre buono, tranne quando non ne abbiamo avuto più bisogno.

 Lettera a Henri Tempier, 28 Dicembre 1821, EO VI n 79

 

“ Noi tutti abbiamo conosciuto la lunga solitudine, e abbiamo trovato che la risposta è la comunità”.       Dorothy Day

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UN CONTINUO INTERESSE PASTORALE ALLA TESTIMONIANZA DI UNA COMUNITA’ MISSIONARIA UNITA

Mentre Eugenio predicava nella missione di La Ciotat, la comunità di Aix gli aveva mandato gli auguri per la sua festa. Dopo aver risposto a questo gesto di solidarietà comunitaria, aveva riflettuto sull’ ideale di unità che lo spingeva alla vita comunitaria della famiglia dei Missionari.

Trovatevi spesso insieme a vivere nell’unione più perfetta. Quando dico unione non è perché tema che litighiate, non lo penso nemmeno: ma voglio parlare di quella cordialità, di quella fusione, chiamiamola così, che deve regnare fra tutti i membri della nostra Società, i quali devono essere un cuor solo e un’anima sola.

Lettera a Hippolyte Courtès, 8 Novembre 1821, EO VI n 74

 

Il modello che Eugenio utilizzò per la comunità era quello di Gesù e dei suoi apostoli, in particolare come quella comunità aveva vissuto dopo la Risurrezione, quando non c’era più la presenza fisica di Gesù, ma quella lo Spirito Santo, che era la fonte di unità tra i membri.

La moltitudine di quelli che avevano creduto era d’un sol cuore e di un’anima sola; non vi era chi dicesse sua alcuna delle cose che possedeva ma tutto era in comune tra di loro. Gli apostoli, con grande potenza, rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù; e grande era la stima per tutti loro…

Atti 4:32-33

“ Al centro del cristianesimo c’è la comunità; noi siamo radunati dal Signore intorno all’altare. ”      Timothy Radcliffe

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UN CONTINUO INTERESSE PASTORALE ATTRAVERSO IL MINISTERO DELLA CASA DI AIX

L’ultima missione del 1821 era dal 4 Novembre al 23 Dicembre a La Ciotat, un paese di pescatori e costruzioni navali, vicino al mare. Mentre era impegnato in essa, Eugenio era in comunione di pensiero e preghiera con i membri della comunità di Aix. Erano la sua fonte di forza perchè lo sostenevano nella preghiera e nel supporto fraterno. Anche loro erano impegnati con la loro continua missione quotidiana da casa, così Eugenio mostrava il suo essere solidale con loro.

Quando siamo molto occupati, invece di lagnarci benediciamo il Signore che si degna di mantenerci al suo servizio, noi servi inutili. Oh miei cari figliuoli, quale gioia paragonabile alla mia quando vi vedo entrare in lizza con tali disposizioni; non posso fare a meno di versare lacrime di consolazione. Voi sapete che tutto quello che fate per le anime ha un contraccolpo nel mio cuore: perciò benedico Iddio per quanto opera sotto i miei occhi attraverso il ministero di coloro che mi stanno intorno.

Lettera al Fratello Onorato e ai Padri ad Aix, 17 Novembre 1821, EO VI n 75

“ All’interno di ciascuno gruppo sociale, prevale un sentimento di solidarietà, un bisogno impellente di lavorare insieme e una gioia nel farlo che rappresentano un alto valore morale”.         Christian Louis Lange.

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