NOTA BENE: UOMINI, CRISTIANI E SANTI

Come rendere quest’ideale una realtà nelle vite delle persone che i Missionari volevano servire? La loro metodologia si componeva di tre fasi:

rendere gli uomini ragionevoli, poi cristiani e infine aiutarli a diventare santi…

Regola del 1818, Capitolo primo, §3, Nota Bene. Missions, 78 (1951) p. 16

Primo, era necessario entrare in contatto con la realtà umana di ciascuno.

“E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi”   (Giovanni 1:14).

La gente descritta nel Nota Bene “marcisce nell’ignoranza” di Dio e della fede. Attraverso le loro predicazioni e e i loro insegnamenti i Missionari cercavano di aiutarli a riflettere e a decidere della propria vita in modo razionale. Nel corso di 200 anni Eugenio e gli Oblati hanno interpretato questa chiamata in senso ampio, come riferita a tutti gli aspetti riguradanti il benessere umano della persona. La storia delle opere della Famiglia Mazenodiana continua a testimoniare tale attenzione nei cinque continenti.

Secondo, aiutare gli uomini a diventare più profondamente Cristiani “insegnandogli chi è Gesù Cristo” ed esortandoli ad entrare in una relazione viva con Dio.

“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.” (Giovanni 3:16).

Infine, la chiamata ad aiutare gli uomini a diventare eroici nella loro risposta a Dio.

“Nessuno ha amore più grande di quello di dar la sua vita per i suoi amici. Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando” (Giovanni 15:13-14).

Diventare santi – essere così pieni dei valori del Regno di Dio tali da condividerne la pienezza nella Risurrezione. Sant’Eugenio, il Beato Giuseppe Gerard, il Beato Giuseppe Cebula e i Beati Martiri di Spagna sono stati ufficialmente riconosciuti come santi.

Eugenio era convinto che chiunque vivesse pienamente la Regola si sarebbe assicurato la condivisione della pienezza del Regno. Questi erano i tre passi necessari a tale scopo: uomini, cristiani e poi santi.

Oggi queste tre fasi continuano ad essere presenti nel nostro approccio all’evangelizzazione:

Profondamente vicini alle persone con le quali lavorano, gli Oblati saranno costantemente attenti alle loro aspirazioni e ai valori che esse portano. …

… si sforzeranno di condurre tutti gli uomini, special-mente i poveri, alla piena coscienza della loro dignità di esseri umani e di figli e figlie di Dio

CC&RR, Costituzione 8

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NOTA BENE: UNA CASA DI CURA PER I PECCATORI

La Regola venne scritta nel 1818 come un tentativo di rileggere le esperienze che i Missionari avevano vissuto nei primi 3 anni e delineare principi base a cui ispirarsi per il futuro. Il Nota bene continua con la descrizione che Eugenio fa della Chiesa nella Francia post-rivoluzionaria e costituisce il punto centrale per le loro esperienze di vita.

Che vasto campo da percorrere! Che nobile impresa!
I popoli marciscono nella crassa ignoranza di tutto ciò che riguarda la loro salvezza.
Da tale ignoranza sono derivati l’indebolimento, per non dire quasi l’annientamento, della fede e la corruzione dei costumi.

La risposta dei Missionari a tale scenario era insegnare alla gente la loro dignità come parte del Corpo di Cristo, la Chiesa – ciascuno un membro per il quale Gesù aveva versato il suo sangue:

È perciò urgente ricondurre all’ovile tante pecore smarrite,

Come fare ciò?

Predicando ed istruendo le persone ed invitandole ad entrare in relazione con Gesù Salvatore. Questo era lo scopo di ogni omelia o attività missionaria. Questa era dunque la vocazione del Missionario:

insegnare a questi cristiani degeneri che cos’è Gesù Cristo,

Lo scopo delle tante ore passate nel sacramento della confessione durante le missioni popolari, e nella missione permanente di Aix, riflettono questi obiettivi:

strapparli alla schiavitù del demonio
e mostrare loro la via del cielo,
estendere il regno del Salvatore, distruggere quello dell’inferno, impedire milioni di peccati mortali,
mettere in onore e far praticare ogni specie di virtù…

Regola del 1818, Capitolo primo, §3, Nota Bene. Missions, 78 (1951) p. 16

 Nella stesura delle regole, i Missionari lessero ed interpretarono ciò che nella pratica stavano già facendo, delineando i principi base di quello spirito che doveva guidare le loro azioni future. Oggi continuiamo ad essere guidati da questo spirito:

Fanno di tutto per suscitare o risvegliare la fede in coloro a cui sono inviati e far loro scoprire “chi è Cristo”. Sono sempre pronti a rispondere ai bisogni più urgenti della Chiesa con diverse forme di testimonianza e di ministero, ma soprattutto con la proclamazione della Parola di Dio, che trova la sua pienezza nella celebrazione dei Sacramenti e nel servizio del prossimo

CC&RR, Costituzione 7

 

“La Chiesa è una casa di cura per i peccatori, non un museo per santi”       Abigail Van Buren

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NOTA BENE: LA PROVA DEL NOVE DELL’OBLAZIONE

Perché avere un programma così impegnativo per la crescita personale e spirituale? La risposta è fornita in un obiettivo tripartito, che ricorre centinaia di volte negli scritti di Eugenio poiché egli insiste che deve essere costantemente tenuto a mente: “ alla gloria di Dio, all’edificazione della Chiesa, alla salvezza delle anime.”

Che cosa dobbiamo fare a nostra volta per riconquistare a Gesù Cristo tante anime che hanno scosso il suo giogo …
mirare unicamente alla gloria di Dio, all’edificazione della Chiesa, alla salvezza delle anime;

Passa poi all’elenco delle virtù necessarie a raggiungere quest’obiettivo (vedi la riflessione precedente), dopodiché insiste ancora:

pronti a sacrificare i nostri beni, i talenti, il riposo, le nostre persone e la nostra vita per amore di Gesù Cristo, per il servizio della Chiesa e per la santificazione del prossimo

Regola del 1818, Capitolo primo, §3, Nota Bene. Missions, 78 (1951) p. 16

Comincia l’elenco con questi tre punti, e li ripete ancora alla fine, in modo da sottolinearne l’importanza. È come la copertina di un libro che contiene gli strumenti per l’oblazione in ognuna delle sue pagine: “per amore di Gesù Cristo, per il servizio della Chiesa e per la santificazione del prossimo”. Troviamo questa espressione ripetutamente in tutti gli scritti di Eugenio insieme ai tre obiettivi “la gloria di Dio, l’edificazione della Chiesa, la salvezza delle anime.” o ugualmente: “per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.”

Il filo conduttore della vita di Eugenio fu essere “tutto di Dio” ed è lo stesso concetto che esprime con “vivere per la gloria di Dio”. Tale concetto si riassume nella parola “OBLAZIONE”. È il punto più alto dell’”imitazione delle virtù” di Gesù Cristo, perché la gloria di Dio è il più grande desiderio di Gesù, come Eugenio era solito sottolineare:

L’intera vita del Salvatore è tutta consacrata alla gloria di suo Padre.
Cosa ! Non avendo imitato il mio modello nella sua innocenza, mi sarà rifiutato di imitarlo nella sua dedizione per la gloria di suo Padre e la salvezza degli uomini?

Conferenza spirituale, 19 marzo 1809, E.O. XIV n.48

 

Il motivo per cui la nostra oblazione si esprime in comunità, spiritualità e missione, si trova nella “prova del nove” a cui Eugenio era solito ricorrere nel discernimento e nelle decisioni fino alla morte: “è ciò per la gloria di Dio, per il bene del suo corpo, la Chiesa, e per la salvezza delle anime?”

 

“Il nostro ideale è un impegno assoluto ed entusiasmante, una disponibilità totale a Dio e alle anime di Dio, modellata dalla contemplazione e dall’unione intima con Dio” Leo Deschâtelets OMI, precedente Superiore Generale

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NOTA BENE: RIVESTIRE I SUOI MISSIONARI DA CAPO A PIEDI

Solo dopo aver rivestito , come da capo a piedi, i suoi missionari con questa solida armatura delle virtù, Mons. De Mazenod accosente a dire loro : dopo, pieni di fiducia…

YENVEUX, A. Les saintes Règles de la Congrégation des Missionnaires Oblats de Marie Immaculée d’après les écrits, les leçons et l’esprit de Mgr. C.J.E. de Mazenod, Paris, 1903, vol. 1, p. 17

Per rispondere alla domanda su cosa dovesse fare il Missionario in modo da diventare uomo apostolico – un co-operatore del Salvatore, Eugenio elenca le “virtù e gli esempi del nostro Salvatore Gesù Cristo” che essi devono “sforzarsi di imitare.”

rinunciare interamente a noi stessi; mirare unicamente alla gloria di Dio, all’edificazione della Chiesa, alla salvezza delle anime; rinnovarci incessantemente nello spirito della nostra vocazione; vivere in uno stato abituale di abnegazione e in una costante volontà di giungere alla perfezione, lavorando senza sosta a diventare umili, miti, obbedienti, amanti della povertà, penitenti, mortificati, distaccati dal mondo e dai parenti, pieni di zelo, pronti a sacrificare i nostri beni, i talenti, il riposo, le nostre persone e la nostra vita per amore di Gesù Cristo, per il servizio della Chiesa e per la santificazione del prossimo;

Uno dei primi biografi di Eugenio, Alfred Yenveux, descrive questo passaggio come un rivestirsi “dalla testa ai piedi con la solida corazza della virtù” – impenetrabile strato di metallo dell’armatura portata dai soldati. Eugenio conclude con una chiamata all’oblazione, usando il vocabolario militare degli esercizi spirituali di Sant’Ignazio, con cui aveva grande familiarità:

quindi, pieni di fiducia in Dio, entrare nella lotta e combattere fino all’estinzione per la maggior gloria di Dio.

Regola del 1818, Capitolo primo, §3, Nota Bene. Missions, 78 (1951) p. 16

Il vocabolario di questa lista delle virtù venne compilato con gli insegnamenti che aveva ricevuto nel seminario. Forse, se fosse stato scritto oggi, credo che Eugenio avrebbe usato delle parole più vicine alla seguente lista delle virtù, poiché questo è lo spirito della lista che abbiamo prima citato:

“essere poveri in spirito…miti … afflitti… avere fame e sete di giustizia … misericordiosi ..puri di cuore… operatori di pace…perseguitati a causa della giustizia…” Matteo 5:3, 12

 

“Ancora una volta comprendiamo l’importanza dello stare con Gesù, non tanto dell’imitare certe parole o certe frasi, ma di identificare noi stessi con il suo modo di vivere, il suo modo di agire, al fine di testimoniarlo e, in certo modo, ripeterlo. Ecco come Gesù preparò i suoi e come continua a preparare tutti quelli che nella Chiesa sono chiamati a stare sempre con il Signore.”       C.M. Martini

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NOTA BENE: LA SCUOLA DI GESÙ

Nella Regola, Eugenio condivide la sua appassionata visione che abbraccia il mondo intero. Il modo di “realizzare” questo ideale è fare quello che fece Gesù:

In una parola, utilizzate gli stessi mezzi utilizzati da Nostro Signore quando volle convertire il mondo e avrete gli stessi risultati. 

Osservando ciò che Gesù fece, Eugenio inizia, come primo passo, dalla “formazione di un gruppo”, su modello del gruppo di apostoli formato da Gesù. Egli aveva dato agli apostoli un ideale, centrato sul Regno di Dio, che essi non erano in grado di capire in pieno, e un mandato, che includeva il mondo, che era al di là delle loro capacità di comprensione. Per questo motivo era necessario che essi fossero formarti continuamente dallo Spirito Santo alla “scuola di Gesù”.

Che cosa fece Nostro Signore Gesù Cristo? Scelse alcuni apostoli e discepoli, li formò alla pietà, li riempì del suo Spirito, e dopo averli formati alla sua scuola e alla pratica di tutte le virtù, li mandò alla conquista del mondo, che presto avrebbero sottomesso alle sue sante leggi.

I Missionari sono cooperatori del Salvatore nel condividere la visione del Suo Regno, e occorre che siano costantemente aperti alle sfide di una società in perenne cambiamento per realizzare efficacemente quest’opera.

Che cosa dobbiamo fare a nostra volta per riconquistare a Gesù Cristo tante anime che hanno scosso il suo giogo?

Eugenio aveva definito i Missionari come un gruppo di uomini “che vivano insieme, e si sforzino di imitare le virtù e l’esempio del nostro Salvatore Gesù Cristo”

Riformulando questa frase alla luce del modello apostolico, dice:

Lavorare seriamente a diventare santi; camminare coraggiosamente sulle orme di tanti apostoli che ci hanno lasciato esempi così belli di virtù nell’esercizio di un ministero al quale, come loro, siamo chiamati…

Regola del 1818, Capitolo primo, §3, Nota Bene. Missions, 78 (1951) p. 15

“Essenzialmente, chi sono i discepoli? Sono Gesù stesso che perpetua la sua azione. Non sono ripetitori di quello che hanno udito, ma sono l’opera di Gesù che cresce e continua.”     C.M. Martini

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NOTA BENE: L’ESEMPIO È LA GUIDA

Il rimedio alla tragica situazione della Chiesa – e nello specifico al danno arrecato da “l’indifferenza, l’avarizia e la corruzione dei sacerdoti”- che Eugenio proponeva era il buon esempio dato dai sacerdoti. “L’esempio è la guida”, diceva Albert Schweitzer – ed sarebbe difficile trovare qualcuno più convinto di ciò di Eugenio stesso.

Riconosciamo quindi i familiari temi della fondazione, su cui costantemente ritornava: sulle orme degli apostoli, “essere” prima di “fare”, “tutto per Dio”, etc . :

A questo scopo occorre formare apostoli che, dopo essersi convinti della necessità di riformarsi se stessi – “vegli sulla tua persona” – lavorino con tutte le loro forze alla conversione degli altri: “Vegli sulla tua persona e sul tuo insegnamento, dice l’apostolo Paolo a Timoteo, persevera in queste disposizioni. Agendo in questo modo salverai te stesso e quelli che ti ascoltano” (I Tim. 4,16).
E poiché abbiamo visto che la vera causa del male era l’indifferenza, l’avarizia e la corruzione dei sacerdoti, se si porrà rimedio a questi abusi finiranno anche gli altri.
Trovate dei sacerdoti zelanti, disinteressati e di virtù provate, e presto potrete ricondurre i popoli sbandati ai loro doveri.

Regola del 1818, Capitolo primo, §3, Nota Bene. Missions, 78 (1951) p. 15

Nel 1818 scriveva proprio questo ai suoi sacerdoti Missionari. Nel 1826 questo testo fu modificato in quello che noi oggi conosciamo come “Prefazione” indirizzato a tutti i membri della famiglia mazenodiana. Questi stessi principi valgono ancora oggi, se vogliamo fare la differenza nel 21° secolo: le persone devono essere in grado di riconoscere dalla qualità delle nostre vite ciò che noi predichiamo agli altri.

 

“Non lasciare che chi è senza casa abbatta la casa di un altro, ma fa che lavori diligentemente e ne costruisca una per sé, così attraverso l’esempio assicuri che, una volta costruita, la sua proprietà sia al sicuro dalla violenza.”     Abraham Lincoln

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NOTA BENE: ANALIZZARE PRIMA DI AGIRE

I Missionari si sarebbero votati al processo di ricostruzione della Chiesa post- rivoluzionaria di Francia, avrebbero dedicato le loro vite a condurre queste abbandonate vittime della rivoluzione in pienezza di comunione con Gesù Cristo e con i membri del suo corpo. Al fine di essere efficaci, era necessario fare una chiara analisi della situazione a cui volevano rispondere con il loro ministero.

Per riuscire in questa santa impresa, occorre innanzitutto scoprire le cause della depravazione che oggi sta rendendo gli uomini schiavi di tutte le loro passioni.
Possiamo riassumerle sotto tre titoli principali:
  • 1. L’indebolimento, per non dire perdita totale, della fede
  • 2. L’ignoranza della gente
  • 3. La pigrizia, l’indifferenza, la corruzione dei sacerdoti.
La terza causa va considerata come la più importante e la radice delle altre due.

Eugenio continua a spiegare perché indica nell’inadeguatezza dei sacerdoti ad essere all’altezza dei propri ideali la causa principale della triste condizione della Chiesa in Francia:

E’ vero che da un secolo ormai, attraverso tattiche diaboliche, si è tentato di minare le fondamenta della religione nel cuore e nella mente della gente. E’ vero anche che la Rivoluzione Francese ha offerto un contributo straordinario all’avanzamento di quest’opera iniqua. Tuttavia, se il clero fosse rimasto costantemente ciò che non avrebbe mai dovuto cessare di essere, la religione sarebbe rimasta in piedi, e non solo avrebbe resistito a questo terribile urto, ma avrebbe trionfato su tutti quegli attacchi e sarebbe uscita dal combattimento ancor più bella e gloriosa. 
Una volta che queste cause sono conosciute, diventa più facile trovarci rimedio.

Regola del 1818, Capitolo primo, §3, Nota Bene. Missions, 78 (1951) p. 15

 

Gli esempi muovono il mondo più delle dottrine. Coloro che danno i più grandi esempi sono i poeti dell’azione e fanno la differenza quando combattono per il bene o per il male.         Henry Miller

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NOTA BENE: UN DOLOROSO TRADIMENTO

Nella sua angoscia, la Chiesa, dipinta come una madre, chiede aiuto. A chi può dunque rivolgersi per ottenere un aiuto sicuro? Certamente le persone su cui può fare affidamento con inesauribile fiducia sono i suoi sacerdoti.

In questo stato deplorevole, la Chiesa chiama in suo aiuto i ministri ai quali ha affidato gli interessi più cari del suo sposo divino,

Tuttavia a ferirla sono proprio questi stessi sacerdoti con il loro comportamento corrotto:

e sono la maggioranza di questi ministri che aggravano i suoi mali con una condotta riprovevole.

è in tale contesto che i Missionari maturano la loro vocazione. Quando la Chiesa, questa madre sofferente, chiede aiuto a coloro in cui dovrebbe poter riporre piena fiducia, i Missionari devono essere immediatamente pronti a rispondere a questo grido di dolore:

Il fine reale del nostro Istituto è quello di rimediare a tutti questi mali, di correggere per quanto è possibile tutti questi disordini.

Regola del 1818, Capitolo primo, §3, Nota Bene. Missions, 78 (1951) p. 15

 

“Poche gioie possono eguagliare la presenza di una persona in cui confidiamo totalmente”.         George MacDonald

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NOTA BENE: LE DUE FACCE DELLA MEDAGLIA

Possiamo provare l’intensità delle emozioni di Eugenio! Quando si trova a riflettere sulla situazione della Chiesa in Francia esprime tutto il suo orrore per il comportamento di alcuni sacerdoti che non vivevano secondo la loro vocazione.

Prosegue poi contrapponendo a questa la sua ammirazione e la sua impressione dinnanzi alla bellezza della vocazione dei Missionari. È con questo stesso senso di timore reverenziale che egli riflette sulla condizione della Chiesa:

La Chiesa, splendida eredità del Salvatore, da Lui acquistata a prezzo del suo sangue, 
ed ora si rivolge all’altra faccia della situazione:
è oggi devastata crudelmente.

La Chiesa, il Corpo di Cristo, è la magnifica eredità che il Salvatore stesso ci ha lasciato. Tuttavia, con dolorosa preoccupazione, Eugenio ci descrive lo stato in cui si è ridotta:

Questa sposa diletta del figlio di Dio, gli genera ormai quasi solo dei mostri. L’ingratitudine degli uomini ha raggiunto il culmine; l’apostasia sarà presto generale;
e a parte il Sacro deposito che si conserverà sempre intatto sino alla fine dei tempi, del Cristianesimo rimangono solo le tracce del suo passato, tanto da poter affermare con verità che, per la malizia e la corruzione dei cristiani di oggi, la loro condizione è peggiore di quella dei gentili, prima che la Croce abbattesse gli idoli..

Regola del 1818, Capitolo primo, §3, Nota Bene. Missions, 78 (1951) p. 15

Mi chiedo: cosa avrebbe scritto oggi Eugenio se avesse dovuto usare i suoi Nota Bene rispetto alla nostra attuale società? Il Popolo di Dio, quella gloriosa eredità acquistata dal Salvatore a costo di tutto il suo sangue, continua oggi ad essere crudelmente devastata… il Concilio Vaticano II ha sottolineato che NOI siamo il Popolo di Dio…

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NOTA BENE: UN MOMENTO MERAVIGLIOSO

Eugenio è affascinato dal prodigio della nostra vocazione. Essa è nata in cielo ed è un invito ad entrare nel regno dei cieli affidandoci l’incarico di essere niente di meno che i cooperatori del Salvatore!

Quale fine più sublime di quello del loro Istituto?
Il loro fondatore è Gesù Cristo, lo stesso Figlio di Dio;
i loro primi padri gli Apostoli.
Sono chiamati ad essere i cooperatori del Salvatore, i corredentori del genere umano;

 

Dunque, pur consapevole del fatto di essere, per il momento, solo 6 sacerdoti e 3 scolastici, Eugenio non riesce a contenere il suo entusiasmo – avevano grandi sogni:

e anche
se per il momento devono limitare il loro zelo ai poveri delle nostre campagne,
considerato il loro attuale piccolo numero
e i bisogni più pressanti della gente che li circonda,
la loro ambizione deve abbracciare, nei suoi santi desideri,
l’immensa distesa di tutta la terra

 

Regola del 1818, Capitolo primo, §3, Nota Bene. Missions, 78 (1951) p. 15

 L’incontro quotidiano di Eugenio con il Salvatore nella preghiera, la sua spiritualità radicata nella Parola di Dio, gli davano fiducia in questi grandi sogni: ‘“Non temere, piccolo gregge; perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno”. Luca 12:32

Egli veniva descritto con un cuore grande quanto il mondo, e con la convinzione di chi intravedeva il granello di senape che iniziava a crescere ad Aix en Provence raggiungere oggi tutti tutte le nazioni del mondo in cui i membri della Famiglia Mazenodiana sono presenti.

«Il regno dei cieli è simile a un granello di senape che un uomo prende e semina nel suo campo. 32 Esso è il più piccolo di tutti i semi; ma, quand’è cresciuto, è maggiore dei legumi e diventa un albero; tanto che gli uccelli del cielo vengono a ripararsi tra i suoi rami». Matteo 13:31-32

 

I miracoli sono un raccontare di nuovo in lettere piccole la stessa storia che è scritta in tutto il mondo a lettere troppo grandi perché alcuni di noi le vedano.        C. S. Lewis

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