DA DOVE VENIVANO I SOLDI?

Spesso mi viene chiesto: “Nei primi anni della loro esistenza da dove venivano i soldi per il sostentamento dei Missionari ?” Questa lettera al nuovo arcivescovo di Aix dà un’idea della situazione alla fine del 1819.

Raccontandogli la storia delle origini dei Missionari, Eugenio spiega:

M’ero impegnato a fare a mie spese l’acquisto del locale che doveva servire di abita-zione alla nuova comunità; ma la diocesi avrebbe dovuto provvedere al mantenimento dei missionari… ma non so per quale fatalità questa disposizione non si è potuta mai concretizzare…
Adesso però le mie risorse sono completamente esaurite e — non solo da oggi — siamo a zero. Come poteva essere altrimenti? Da 5 anni che la comunità esiste abbiamo avuto dalla diocesi la somma di 1.162 franchi che divisi per cinque e distribuiti in sette, quanti sono i missionari, fa per ciascun missionario una retribuzione annua di 33 franchi e alcuni centesimi, unica risorsa per vitto e vestito,
perché non credo di far torto ai miei confratelli se assicuro che pur ricchi di virtù sono altrettanto privi di beni di fortuna…
Sono stato perciò costretto a supplire a quanto non han potuto fare essi, sia con miei beni personali come con contribuzioni venute da un ristrettissimo numero di anime buone. Ma anche questi proventi si sono esauriti. Le spese per l’abitazione, che han raggiunto la cifra di 20.000 franchi che non ho ancora finito di pagare, mi mettono nell’impossibilità di fornire più a lungo il denaro di mia proprietà per il mantenimento dei miei confratelli. Gli amici dal canto loro si sono stancati di non veder mai la fine delle nostre necessità, per cui i missionari si trovano alla vigilia di non aver più come vivere.
Mi trovo pertanto nell’imprescindibile necessità di dover ricorrere alla cortesia di mons. l’arcivescovo, troppo ragionevole per permettere che sacerdoti i quali si sacrificano in un ministero faticoso come quello delle missioni, sempre disponibili in qualunque momento e al minimo cenno che indichi loro qualcosa di buono da fare, soffrano la mancanza di quanto è indispensabile per sopravvivere. Senza alcun dubbio essi sono ben lungi dal volere ac-cumulare denaro; perciò chiedo semplicemente quanto basta al loro sostentamento che per mia valutazione equivale a 400 franchi a testa.

Lettera all’Arcivescovo di Bausset di Aix, 16 Decembre 1819, EO XIII n.27

Il 22 dicembre 1819, Fortuné scrisse al padre di Eugenio: “Il memorandum [di tuo figlio] è stato approvato e ho guadagnato per lui un conto di 1500 franchi che lui ha subito ritirato.”

 

” Sempre più persone oggi hanno i mezzi per vivere, ma nessuno senso per cui vivere.” Viktor E. Frankl

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RACCONTARE LA STORIA DEI NOSTRI INIZI

Un mese dopo l’insediamento del nuovo Arcivescovo di Aix, nel 1819, Eugenio gli scrisse. Gli donò un’introduzione alla storia della fondazione dei Missionari, sottolineando che la loro ragione di esistenza era l’evangelizzazione dei poveri.

In tutte le famiglie piace ricordare i momenti importanti, e vi è una certa grazia e freschezza che riviviamo attraverso ogni racconto. Questa è anche la NOSTRA storia oblata e ci ricorda la ragione della nostra esistenza: per rispondere alle “esigenze estreme di una diocesi priva di sacerdoti e piena di analfabeti poveri che non possono essere aiutati se non da missionari provenienti dalla loro stessa gente, che parlano la stessa lingua. ”

Monsignore,
nel corso dell’anno 1815, M. l’abbé de Janson e M. l’abbé Rauzan, s’erano consultati per rispondere alle mire del S. Padre che desiderava la predicazione di missioni in Francia. Costoro supponendo la mia disponibilità si rivolsero a me per invitarmi a unirmi ad essi in questa santa opera. Le loro insistenze furono tali e i motivi addotti così ragionevoli, che mi pareva impossibile non aderire alla proposta…
Mi trovavo in questo stato di perplessità quando il Signore mi ispirò il progetto di co-stituire ad Aix una società di missionari destinati ad evangelizzare preferibilmente i poveri delle campagne fino agli ultimi borghi della Provenza. Feci presenti le mie intenzioni ai vicari generali i quali l’approvarono; e immediatamente misi il progetto in esecuzione, gettando le fondamenta di quella piccola società che da cinque anni lavora ininterrottamente alla conversione delle anime con un successo che è dovuto unicamente a Dio e che può essere considerato un miracolo.
Allora fui in grado di rispondere ai signori Janson e Rauzan che non mi era possibile aderire al loro invito perché le necessità della diocesi reclamavano i miei servigi. Infatti co-minciai subito con alcuni collaboratori zelanti quel ministero medesimo a cui essi volevano partecipare, in favore delle povere anime abbandonate da cui eravamo circondati.
Quei signori allora tornarono alla carica come se avessero convenuto che io potessi es-sere in qualche modo utile e non han cessato mai di sollecitarmi perché mi unissi a loro, al-legando sempre ottime ragioni. Ma queste non rispondevano al mio argomento che si fondava sull’estrema necessità di una diocesi priva di sacerdoti e piena di gente ignorante, capace di essere istruita solo da missionari che parlavano la stessa lingua ed erano in condizione di tornare fra di essi più di una volta l’anno, se fosse stato necessario, per consolidare l’opera della loro conversione. Rimasi quindi fermo al mio primitivo progetto.
Non saprei abbastanza come ringraziare i vicari generali per l’interesse e la fiducia che mi concessero quando si venne a trattare di questa istituzione: presero l’opera sotto la loro protezione e la difesero costantemente come saggi amministratori contro tutti gli sforzi che il demonio non cessò di oppormi per distruggerla. Mi feci un dovere di sottoporre a questi ri-spettabilissimi signori il piano da me concepito per rendere i servigi dei missionari più utili alla diocesi. Essi l’approvarono e passammo subito all’esecuzione.

Lettera all’ Arcivescovo di Bausset of Aix, 16 Decembre 1819, EO XIII n.27

Sul letto di morte Eugenio ancora ricordò questo evento con gioia:

Dite loro che muoio felice … che muoio felice del fatto che il buon Dio si è degnato di scegliermi per fondare, nella Chiesa, la Congregazione degli Oblati.

Lettera circolare del p. Fabre, 1861

 

“Gli inizi autentici cominciano dentro di noi, anche quando sono portati alla nostra attenzione dalle opportunità esterne“          William Throsby Bridges

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UNA VALUTAZIONE DI MISSIONARIO

Sono senza dubbio contrariato, caro fratello, che abbiate avuto così poche soddisfa-zioni a Rognac, ma sapendo con certezza che il vostro merito agli occhi di Dio è perciò più grande, non è il caso che me ne rattristi eccessivamente.
Non siamo noi ad aver scelto il luogo e il tempo. Era una faccenda che riguardava il Signore, e lui capisce le cose meglio di noi; non allarmatevi oltre, e quando rientrerete non abbandonatevi allo scontento, e usate molta prudenza nel raccontare i fatti.

Lettera a Henri Tempier, 27 Novembre 1819, EO VI n.49

La valutazione di Henri Tempier:

Voglio che sappiate che non siamo stati del tutto priva di consolazione. Ci sono un buon numero di persone che beneficeranno della missione, alcuni anche vecchi di quaranta o cinquanta anni che nulla è stato in grado di smuovere fino ad ora. L’altro giorno due “giovani” di questi vennero da padre Mye e gli dissero che molto sicuramente tra i due, sono passati 80 anni da quando hanno visto un prete.

Lettera di Henri Tempier a Eugenio de Mazenod, 2 Decembre 1819,
Écrits Oblats II.2, n. 21

 

E ‘necessario aiutare gli altri, non solo nelle nostre preghiere, ma nella nostra vita quotidiana. Se troviamo che non possiamo aiutare gli altri, il minimo che possiamo fare è di desistere dal far loro del male.”          Dalai Lama

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CERCANDO OPPORTUNITA’ CIRCONDATI DA DIFFICOLTA’

Il primo biografo, Rey, ebbe a dire della missione in Rognac: “è stata afflitta dal maltempo, la pioggia continuò per quasi tutto il tempo degli esercizi religiosi. Nessuno stava aspettando i missionari, la missione non era stata preparata, l’amministrazione diocesana l’aveva imposta nella parrocchia. L’avvio ha avuto luogo in condizioni che testarono la fede, la pazienza e la dedizione dei missionari di Dio.(Rey I p.240)

Ma qui è davvero doloroso. Ci dicono che il nostro arrivo ha causato terrore in tutta la provincia. Credo, tuttavia, che questa è solo la parola di pochi, un numero molto piccolo, che senza dubbio giudicano il parere degli altri dai propri sentimenti. Noi non tarderemo ad avere maggiori informazioni su questo.
Non stiamo trascurando nulla, cerchiamo di offrire a Dio tutto ciò che è doloroso per il nostro soggiorno in questa zona, per la conversione del popolo. Vi assicuro che, per incoraggiare e sostenere me stesso, spesso devo ricordare a me stesso che il Beato Leonard è stato inviato in missione per salvare una sola anima e che S. Francesco di Sales, quando predicava a solo tre persone, ne convertì uno che doveva rinnegare la fede il giorno successivo.

Lettera di Henri Tempier a Eugene de Mazenod, 16 Novembre 1819,
Oblate Writings II.2, n. 20

Eugenio li animò appena rispose:

Perché questo scoraggiamento, caro amico, perché questi lamenti? Non apprezzate abbastanza il merito della vostra situazione. Se la natura soffre tanto meglio; del resto non siete che agli inizi, non vi aspettavano, si è in periodo di lavoro, siete ancora un po frastor-nati. Pregate, predicate, bussate alla porta, ma non scoraggiatevi…
Ho parlato con persone del luogo, e m’han detto che quasi tutti vengono alle prediche; bisogna allora pregare il Signore perché faccia penetrare le vostre parole dentro i cuori induriti, ma ancora accessibili alle verità sante…

Lettera a Henri Tempier, 22 Novembre 1819, EO VI n.48

 

“Le persone di successo sono sempre alla ricerca di opportunità di aiutare gli altri. Le persone senza successo si chiedono sempre: “Cosa c’è in questa opportunità per me?”    Brian Tracy

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IN SOLIDARIETA’ CON I POVERI

Henri Tempier scriveva dalla difficile missione di Rognac:

Siamo arrivati nella notte di Sabato … e dopo due o tre chiamate, siamo tornati al nostro alloggio, dove non abbiamo trovato nulla. Abbiamo dovuto correre tutto intorno per trovare tre brutti materassi di paglia; lo stesso imbarazzo, e ancor più oltre, per trovare un paio di pagnotte di pane e la tariffa ordinaria. Il giorno dopo, venni a sapere che il Sindaco intese inserire le spese di soggiorno nei conti del comune; capite come effettivamente ciò ci avrebbe fatto sembrare grandi mangiatori. Ho subito scritto al sindaco che non volevamo il suo denaro, né il pane che aveva intenzione di farci acquistare a un prezzo così alto, ma che desideravamo solo la salvezza delle anime, che avremmo mangiato a nostre spese.
Credo davvero che il Sindaco non era a privo di buona volontà, ma queste brave persone sono povere … non avremmo potuto accettare quello che ci era stato offerto.
Quindi viviamo come apostoli. Non credo che il beato Liguori avrebbe trovato nulla di superfluo o nei nostri mobili, o nella nostra tariffa ordinaria: abbiamo dovuto lottare tre giorni per trovare una signora che era disposta a preparare il nostro pasto modesto, infine, ne abbiamo trovato uno, e siamo così felici con il nostro stile di vita, che se ci fosse solo questo, ringrazieremmo mille volte Dio per averci dato la possibilità di essere in grado, anche se a distanza, di seguire le orme dei santi e di essere missionari, una volta per tutte.

Lettera di Henri Tempier a Eugenio de Mazenod, 16 Novembre 1819,
Oblate Writings II.2, n. 20

Eugenio li incoraggiava calorosamente:

Oh come vi trovo al vostro posto su un mucchio di paglia, e come la vostra mensa più che frugale stuzzica il mio appetito! A parer mio è la prima volta che abbiamo quel che ci tocca. Compite l’opera, e non accettate nulla da nessuno senza pagare; per questa volta non sarete certo sconfessati dal nostro santo patrono Alfonso dei Liguori. Oso parlare di sorte perché ve la invidio e, se dipendesse da me, la condividerei. Tuttavia vi prego di non farvi mancare il necessario. Avete una provvista di zucchero? P. Mye, che è molto raffredato, non potrà farne a meno.

Lettera a Henri Tempier, 16 Novembre 1819, EO VI n.47

“Una chiesa servitrice deve avere come priorità la propria solidarietà con i poveri.”    Claudio Hummes

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QUANDO LE COSE NON VANNO SECONDO I PIANI

Una delle condizioni dei Missionari, nel momento in cui assunsero il santuario di ND du Laus come una missione permanente, era stata quella che quando il freddo poneva fine ai pellegrinaggi, i Missionari avrebbero trascorso i mesi invernali predicando delle missioni parrocchiali nei villaggi circostanti.

Così i Padri Tempier, Mye e Maunier predicarono una missione nel villaggio di Rognac, dal 14 novembre al 5 dicembre 1819. Fu una missione difficile perché la parrocchia era divisa e la missione era stata imposta sulla parrocchia dall’Arcivescovo e le persone erano mal preparate alla missione. Henri Tempier scrisse a Eugenio:

Spero che sarete soddisfatti della nostra vita apostolica; …. si sa che abbiamo fatto il nostro viaggio a piedi con il bel tempo, a dispetto delle nostre paure. All’arrivo a Rognac, siamo andati ad adorare il Santissimo Sacramento, poi abbiamo avuto un pranzo leggero a casa del sindaco, e da lì siamo andati a visitare altre due case che erano state raccomandate a noi; la sera, dopo un pasto frugale che avuto nella canonica della parrocchia, abbiamo trovato i letti esattamente come volevamo, tre brutti materassi di paglia, che loro hanno ottenuto per i tre missionari solo dopo aver perlustrato la campagna, tre sedie e tre povere coperte.
Questa città è molto divisa, ma spero che faremo qualcosa di buono qui, più con la nostra vita di povertà, che si sforza di essere in linea al massimo grado possibile con quella del nostro buon Maestro, che con nostri sermoni.

Lettera di Henri Tempier ad Eugenio de Mazenod, 14 Novembre 1819,
Oblate Writings II.2, n. 19

Eugenio rispose entusiasta:

Dio sia lodato! miei cari amici e veri apostoli, il mio cuore soffre per la vostra si-tuazione, ma insieme gode di vedervi condividere la sorte dei nostri primi padri, i discepoli della croce.

Lettera a Henri Tempier, 16 Novembre 1819, EO VI n.47

 

“Anche durante le peggiori difficoltà, quando le altre cose nelle nostre vite sembrano cadere a pezzi, possiamo ancora trovare la pace nell’amore eterno di Dio.”         Armstrong Williams

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UN MISSIONARIO SOLO NECESSITA SUPPORTO FRATERNO

Il trentunenne Henry Tempier che aveva vissuto 3 anni di intensa vita comunitaria ad Aix, ora si trova a ND du Laus con uno studente Oblato e un postulante. Zelante missionario quale egli era e obbediente religioso, soffriva ancora a livello umano e chiedeva di ritornare ad Aix. Questa lettera che ha scritto a Eugenio ci offre degli scorci della sua solitudine.

Mio amatissimo Padre,
La vostra lettera mi da vita, le vostre parole sono un balsamo che consola il mio cuore; mi sembra, quando ho la felicità di riceverne una e di leggerla , come se fossi più vicino a voi, come se vi sentissi. Oh! Che l’illusione possa diventare realtà!

Egli soffre perchè Eugenio sta sperimentando delle difficoltà con qualcuno dei preti diocesani di Aix e vorrebbe essere lì per sostenerlo.

Vorrei avere la possibilità di andare ad Aix immediatamente per attenuare un poco i problemi di cui voi parlate dettagliatamente. Sento quanto il vostro cuore è sottoposto ad ogni tipo di prova.

In seguito si sente anche colpevole perchè perchè ha aggravato Eugenio di un carico extra lamentandosi circa la sua situazione in Laus:

Ma come ho potuto aver aumentato le difficoltà, scrivendo delle cose che possibilmente ti hanno addolorato? Non lo so: deve essere che ho un cuore duro. Oh! Insisto sul fatto che non è questo il caso, e che non vorrei mai addolorare qualcuno che è così buono, così gentile con me.
Quindi, attribuire il racconto delle nostre miserie ad un dolore eccessivo mi sento di essere separato da voi e vedo in ciò la mia mancanza di virtù per la quale perdo il merito di tutto quello che faccio. Io non credo di aver detto qualcosa che potrebbe essere contrario allo spirito di sottomissione. Se ho chiesto un po’ troppo forte per essere sollevato delle mie funzioni, è sempre secondo la vostra volontà, perché lo ripeto, io voglio solo ciò che voi desiderate. Volevo dirvi tutte queste cose, perché, sebbene già li conoscete, mi piace ancora scrivervele.

Lettera di Henri Tempier a Eugenio de Mazenod, 20 luglio 1819,
Oblate Writings II.2, n. 16

Eugenio trovava impossibile sostituire Henri Tempier, senza compromettere la qualità del lavoro missionario in Laus e il suo spirito religioso di unità con Aix. Doveva rimanere lì per più di quattro anni, e di tanto in tanto chiedeva di tornare a Aix. La risposta era sempre la stessa, come si vede in questa lettera del 1822 in cui Eugenio rispondeva alla stessa richiesta:

Volevo, iniziando la lettera, dirvi quanto, mio caro amico, fossi stato commosso dai sentimenti da voi espressi in maniera così edificante nella vostra ultima. Ho riconosciuto in prima pagina il vero religioso, l’uomo retto, il suo buon cuore, il mio caro Tempier tutto d’un pezzo. E ringrazio incessantemente il Signore per avermi unito a voi e lo prego di riempirvi sempre più del suo spirito a vantaggio della nostra comune utilità.
Capite da voi che non è possibile cedere ai vostri desideri…
Il quadro di tutto vi fa veder chiaro che per il momento non è possibile farvi tornare con me definitivamente…

Lettera a Henri Tempier, 22 agosto 1822, E.O. VI n.86

La nostra attuale Regola di Vita tocca questo punto:

“Per esservi fedeli contano sull’amicizia e sulla vita fraterna, sull’impegno apostolico verso tutti, sulla preghiera e sulla mortificazione.”

CC&RR Costituzione 18

 

“ L’amicizia non ha bisogno di parole – è la solitudine consegnata dall’angoscia dell’isolamento.”         Dag Hammarskjold

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UN ACCOGLIENZA PER I PRETI BISOGNOSI

La Regola 1818 sottolineava l’importanza del fare qualcosa per rimediare al caos causato ai preti dalla Rivoluzione Francese.

Articolo 2. All’inizio, a causa della loro giovinezza, i missionari non potranno intraprendere che indirettamente la cura di questa piaga profonda, con le loro delicate sollecitazioni, le loro preghiere e i loro buoni esempi…
Articolo 3: Di conseguenza, loro predicheranno si ritiri ai preti e la Missione sarà un rifugio che le accoglie sempre cordialmente, come una piscina che dà salute…

1818 Regola, Prima Parte, Capitolo primo, Delle finalità dell’Istituto, § 2. Missioni, 78 (1951) p. 14-15

(Vedete gli scritti del 21 giugno 2012 e del 7-al 12 settembre 2010)

La prima comunità a N.D. du Laus prese questo precetto molto seriamente e lo mise in pratica:

Sette preti ed un ecclesiastico sono arrivati… La nostra cortesia verso di loro, – una cortesia mista a molto riserbo (e senza) la minima familiarità – , la buona attitudine della nostra piccola comunità, la campana della comunità che ci richiama ai nostri esercizi, i nostri lunghi ringraziamenti e il Benedicite, la lettura della Sacra Scrittura e di alcune biografie edificanti che noi facciamo durante la gran parte del pranzo, tutto ciò che è infinitamente gradevole per coloro i quali non hanno ancora perso tutto il senso della pietà e che hanno qualche idea del proprio stato di vita e riduce in silenzio coloro i quali si fossero dimenticati cosa significa essere un prete.Generalmente, loro ci rispettano e ci vedono come preti differenti da loro.

Lettera di Henri Tempier ad Eugenio de Mazenod, 5 Luglio 1819,Scritti Oblati II.2, n. 15

 

“Un sorriso è il benvenuto universale.”     Max Eastman

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FUNZIONI LITURGICHE CHE TOCCANO LE PERSONE

Nelle montagne di N.S. du Laus i Missionari fecero particolare attenzione a celebrare l’Eucarestia e le altre funzioni liturgiche nel miglior modo possibile.

Le funzioni sono eseguite al santuario di Notre Dame du Laus con tutta la dignità possibile. Questo è così vero che si potrebbe guardare in lungo e in largo nelle nostre montagne per trovare luoghi in cui Dio è servito con così tanto rispetto e decoro. Le persone ne sono colpite, e, come dice un bel po’ di gente, i sacerdoti che vengono non possono non essere d’accordo sul fatto che, se essi svolgessero le loro funzioni con tale rispetto nelle loro parrocchie, le persone non potrebbero resistere: ci vorrebbe più devozione.
Queste erano le affermazioni che le persone mi facevano nella festività della Visitazione; è pur vero che in quella giornata noi ci superammo.

Lettera di Henri Tempier ad Eugene de Mazenod, 5 Luglio 1819,
Scritti Oblati II.2, n. 15

Era una riflessione su quanto Eugenio fosse esigente con sè stesso e con gli altri nel celebrare le pratiche liturgiche in una maniera attraente. In una delle sue Lettere Pastorali come Vescovo di Marsiglia, ad esempio, scriveva:

Durante la Messa solenne, non sono semplici ascoltatori, ma, immessi in tutto, intervengono incessantemente per protestare ad alta voce la loro adesione a quanto avviene sull’altare. E questa partecipazione degli assistenti non spetta solo al clero, ma ad ogni fedele presente nel luogo santo.

Mandement à l’occasion du saint temps du carême, le 8 février 1846

 

“Non possiamo sviluppare l’idea dell’apostolato dei laici senza le fondamenta della liturgia.”           Dorothy Day

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NON BISOGNA MAI VOLER FARE PIU’ DI QUANTO PERMETTA DIO

Dall’inizio dell’esistenza dei Missionari, Eugenio insisteva sulla necessità di condurre uno stile di vita equilibrato. Nella lettera con cui aveva invitato Henri Tempier ad unirsi a loro, egli scriveva:

Una parte dell’anno sarà impiegata a convertire le anime, l’altra al ritiro, allo studio, alla santificazione personale.

Lettera a Henri Tempier, 9 ottobre 1815, EO VI n 4

Nella descrizione dei loro scopi i Missionari avevano scritto:

Il fine di questa società non è solo quello di lavorare per la salvezza del prossimo dedicandosi al ministero della predicazione; ma ha anche come scopo principale quello di fornire ai suoi membri il mezzo di praticare le virtù religiose…

Domanda di autorizzazione indirizzata ai Vicari Generali Capitolari di Aix,
il 25 gennaio 1816, EO XIII n.2

Che questo non sia rimasto solo una pia illusione, lo vediamo da come Henri Tempier lo riprende a Nostra Signora du Laus:

Io ho anche preso una decisione, in caso noi fossimo sempre occupati con le persone facendo o no le novene. Alle dieci del mattino, io avrò suonato loro la campana della comunità. Questo ci dirà che tutti dobbiamo lasciare il confessionale e andare nelle nostre stanze; per leggere, scrivere, o fare qualcos’altro. Nel pomeriggio, la campana suona solo alle quattro. Questo significa che avremo un’ora e mezzo la mattina e lo stesso il pomeriggio. È l’unico modo per avere concluso qualcosa senza ucciderci; Sabato pomeriggio e Domenica sarà differente; dovremo essere là l’intera giornata.

Lettera di Henri Tempier ad Eugenio de Mazenod, 19 Giugno 1819,
Scritti Oblati II.2, n. 14

Eugenio continuò ad insistere su questo fino alla fine. Per esempio, nel 1842 scriveva:

Non fatevi trascinare oltre le vostre forze nel lavoro di cui sarete presto sovraccaricati: non si deve mai voler fare più di quel che Dio permette. Distribuite le cose con saggezza, ma specialmente riservatevi sempre il tempo da consacrare allo studio e alla santificazione perso¬nale dentro le mura di casa: questo è un obbligo rigoroso.

Lettera a Jean-Baptiste Honorat, 26 marzo 1842, EO I, n. 10.

 

“La felicità non è una questione di intensità, ma di equilibrio, ordine, ritmo e armonia.”   Thomas Merton

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