TENTATIVI DI FARE DI EUGENIO UN VESCOVO

Le “Mélanges Historiques” di Jeancard ci fanno sapere che, come effusioni, il Grande Cappellano manifestò la grandissima sorpresa di trovare agile e così pieno di vigore un eletto che gli era stato presentato in tutt’altro modo. Dopo essersi complimentato il successore di S. Lazzaro per la sua “verde vecchiaia”, Mons. De Croy ha aggiunto: “Se non avessi creduto che foste prostrato per l’età, non vi avremmo certo lasciato vostro nipote. Anche lui, contemporaneamente a voi, sarebbe stato chiamato a occupare una sede episcopale. Ma ciò che non è stato ancora fatto, si può sempre fare”. “Impossibile, rispose il vescovo nominato, mio nipote mi è necessario, deve rimanere con me”.

P. de Mazenod, de parte sua, respinse, non meno perentoriamente, le proposte del cardinale poggiando il suo rifiuto con una ragione supplementare: gli interessi vitali della sua opera nascente, le missioni di Provenza. Il Grande Cappellano non si diede per vinto e, qualche giorno dopo, ritornò alla carica offrendo, al Fondatore, Châlons-sur-Marne. Una seconda volta, e per gli stessi motivi, lo zio e il nipote restarono irremovibili. Il principe de Croy, provvisoriamente, acconsentì a cedere: “Ebbene, Monsignore, dato che volete assolutamente che p. de Mazenod rimanga vicino a voi, ve lo lascio, ma sappiate che solamente ve lo presto”.

Leflon, II, p. 217.

La diocesi di Marsiglia era stata chiusa per la Rivoluzione ed era stata amministrata dall’arcivescovo di Aix. Di conseguenza, non aveva avuto un vescovo residente per 21 anni e nessuna struttura diocesana. Durante il loro soggiorno a Parigi, in attesa delle formalità papali e civili da ultimare prima che Fortuné potesse essere ordinato vescovo, zio e nipote avevano trascorso il loro tempo fondando delle strutture, consultando persone riguardo gli incarichi per fornire il seminario, componevano il capitolo della cattedrale, organizzavano le finanze per il restauro del palazzo vescovile, ecc

 

“ Quando si arriva a essere Presidente, ci sono tutte quelle cose, gli onori, i 21 colpi di cannone, tutte quelle cose. Bisogna ricordare che non è per te. E ‘per la Presidenza.”   Harry S. Truman

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