DITE LORO CHE PENSO AD ESSI, CHE LI AMO

Eugenio e i suoi oblati si erano sempre distinti per essere vicini alla gente. La regola di vita Oblata recita come segue:

Attenti a quanti le circondano, le nostre comunità devono irradiare cordialità evangelica

(Constituzione 41).

Il segreto alla base di questa caratteristica pastorale si trova nello spirito di famiglia che essi si sforzavano di vivere nelle stesse comunità. Era nel calore del Vangelo che essi cercavano di esprimere in ogni aspetto della vita di comunità. L’atteggiamento di Eugenio, affettuoso e a preoccupato per la loro salute fisica e spirituale, si rifletteva così al di là delle loro relazioni missionarie:

… Vi raccomando la vostra salute e quella di tutta la nostra cara famiglia; state attento all’insorgere dei malanni. Attento ai polmoni dei nostri giovani: datemi notizie di cia-scuno in particolare. Riposino a sufficienza; permettete loro facilmente di rimanere a letto un’ora di più. Durante le vacanze, quando non avranno più occasione di andare e venire dal seminario, fateli uscire a passeggio due e anche tre volte alla settimana, se necessario; ma non permettete che escano prima che il sole stia per tramontare: la grande calura farebbe loro più male che bene.
Ma, avuta cura dei corpi, preoccupatevi che non trascurino l’anima. Tenete su il fervore, la vita interiore, l’amore dell’abnegazione, della mortificazione, della solitudine, l’applicazione allo studio: tutto questo è necessario.
Dite che non li perdo d’occhio che penso ad essi, che li amo.

Lettera a Henri Tempier, 26 luglio 1817, E.O. VI n. 18

è il superiore della comunità quello che gli sta dicendo: “ditegli che sono sempre davanti a me, che li penso, che li amo”. Quanto rivoluzionario e vivificante sarebbe oggi se ogni persona dotata di autorità fosse in grado di dire la stessa cosa ai membri della comunità affidatagli. Immaginiamo quale rinnovamento del cuore, dello spirito e della missione ne risulterebbe!

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