L’ ACCOMPAGNAMENTO DEI MORENTI

Il giovane membro della Congregazione visse ancora un mese. In qeusto periodo Eugenio lo visitava frequentemente. Yvon Beaudoin racconta:

“Durante il suo primo anno di sacerdozio, Eugenio accompagnava gli ultimi istanti dei malati, che lo domandavano, in fase terminale.  Fortunato de Mazenod scrive, il primo gennaio 1819, al padre del fondatore:

Sapete, non lascia un solo istante le anime, che si sono confidate a lui, quando sono in pericolo di morte”

APR FB 1-7

Eugenio scrive nel suo diario:

Il socio che ha fatto la prima comunione per viatico nel mese passato è giunto agli estremi: i soci si sono riuniti nella chiesa della Maddalena. Quando la campana ha sonato la sua agonia, il Direttore, in conformità all’articolo del regolamento, ha recitato personalmente le preghiere degli agonizzanti: sappiamo che non abbandona mai il morente al cui capezzale si reca cinque o sei volte al giorno, spesso accompagnato da alcuni associati che son ben contenti di compiere questo atto di carità.

Diario della Congregazione della Gioventù, 30 marzo 1815, E.O. XVI

Si ricorda a tutti come questa pratica l’aveva quasi portato alla morte, l’anno prima, quando accompagnava i prigionieri austriaci sofferenti di tifo

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