MINISTERO TRA I CARCERATI: UNO DEGLI SCOPI PRINCIPALI DEL NOSTRO ISTITUTO È AIUTARE LE ANIME PIÙ ABBANDONATE

L’esperienza fatta in prima persona da Eugenio come giovane prete diventa prassi per la Congregazione da lui fondata. La regola da lui scritta per i membri potrebbe quasi essere vista come una descrizione autobiografica del suo proprio ministero. Eugenio scrive:

4 – Prigioni
Art. 1 – Non perderemo mai di vista che uno dei fini principali dell’Istituto è di andare in soccorso delle anime più abbandonate. Per questa ragione i poveri prigionieri hanno dei diritti acquisiti nei confronti della carità della Società.
Art. 2 – Cercheremo dunque di provvedere ai loro bisogni, per quanto lo permetteranno le circostanze, visitandoli frequentemente e istruendoli sui loro doveri religiosi almeno la domenica.
Art. 3 – Ci applicheremo soprattutto a condurli, con le più delicate sollecitazioni, ad avvicinarci frequentemente al sacramento della penitenza e a ricevere di tanto in tanto l’Eucaristia.
Art. 4 – Impiegheremo tutte le risorse che la carità cristiana può inspirare per aiutare i condannati a prepararsi bene alla morte.
Art. 5 – I Missionari li accompagneranno fino al patibolo, da dove non discenderanno se non dopo aver ricevuto l’ultimo respiro dei condannati che essi devono difendere negli ultimi istanti della vita contro tutti i tranelli del demonio, le angosce della morte e il pericolo della disperazione.

Regola del 1825

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