LA MIA VOCAZIONE AD ESSERE IL SERVO E IL SACERDOTE DEI POVERI, AL CUI SERVIZIO VORREI ESSERE IN GRADO DI DEDICARE TUTTA LA MIA VITA.

Quattro settimane più tardi, nella domenica di quaresima, di fronte ai poveri che lo ascoltavano nella chiesa della maddalena , Eugenio comincia la sua omelia manifestando una profonda gratitudine a questi suoi ascoltatori, per il modo in cui sono stati attenti al messaggio che è andato predicando.

Quando salimmo per la prima volta su questa cattedra di verità, vi manifestammo il nostro timore che lo scarso uso che avevamo della lingua provenzale mettesse ostacolo ai frutti delle nostre istruzioni.
Tuttavia, resi audaci dal desiderio di esservi utili, ponemmo in Dio tutta la nostra fiducia; e la nostra speranza non è rimasta delusa perché l’esperienza ci dà la prova che la divina parola, a voi trasmessa mediante il nostro ministero, è stata accolta con sollecitudine. Sia benedetto il Signore, fratelli miei! E la gioia che sento è così grande da non potermi trattenere dal testimoniarvelo.
Forse per menarne vanto? Dio me ne liberi! Un pensiero tanto ingiurioso verso il Signore, unica fonte di ogni bene, com’è dannoso e funesto per quel pazzo che se ne compiacesse, sia da me definitivamente represso. Io ho soltanto diritto alle vostre preghiere e ciò che merito è unicamente essere segnato a dito come un miserabile peccatore.
Ma, chiamato per vocazione ad essere il servo e il sacerdote dei poveri, al cui servizio vorrei essere in grado di dedicare interamente la mia vita, non posso rimanere insensibile nel vedere i poveri tanto solleciti nell’ascoltare la mia voce;

Note per la 4° istruzione della Quaresima nella chiesa della Maddalena, sulla confessione, marzo 1813, E.O. XV n. 115

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